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Breve Storia Della Cina
Pedro Ceinos Arcones


Un libro per capire la storia cinese.

Scopo di questo libro è fornire al lettore una breve e comprensibile storia della Cina. L’interesse dell’autore, che si percepisce scorrendo queste pagine, si rivolge soprattutto alle culture di frontiera e alle minoranze. La costruzione della Cina va dai piccoli regni sulle sponde del Fiume Giallo, che crearono i semi della civiltà cinese in un Paese di nove milioni di kmq, fino ai processi di conquista e sottomissione dei popoli che daranno vita alla Cina di oggi; questa storia può seguirsi scorrendo le pagine di questo libro.





Pedro Ceinos Arcones

Breve Storia della Cina




Breve Storia della China




Pedro Ceinos Arcones




Tradotto da


Irene Schiaffino


В© 2003, 2006, 2020 Pedro Ceinos Arcones

Tektime publisher, 2020

peceinos@hotmail.com




Introduzione



Cos’è la Cina?

La risposta può sembrare ovvia. Quando guardiamo una carta geografica, nella parte orientale dell’Asia appare una grossa macchia uniforme che va’ dal centro del continente fino all’oceano Pacifico, sulla quale si estende la parola “Cina”. Sembra un concetto facile. Se però non utilizziamo una carta geografica del 2006 ma una mappa portoghese di dieci anni prima, ci accorgeremmo che manca una estremità sud del Paese, una piccola parte rimane fuori dell’ambito “Cina”. È la colonia portoghese di Macao, recuperata dai cinesi solo nel 1999, dopo quasi 450 anni di dominio portoghese. Se la mappa fosse inglese, sempre di dieci anni prima, sarebbe mancata l’estremità di una zona sudorientale, la famosa città di Hong Kong, recuperata dalla Cina sola nel 1997, dopo 150 anni in mano agli inglesi. Se la carta geografica fosse taiwanese ed un poco più antica, troveremmo una Cina che si estende molto più a nord, quasi fino alla Siberia, Taiwan non riconosceva l’indipendenza della Mongolia esterna, ragion per cui la troveremmo ancora nel territorio cinese. Se la cartina appartenesse al governo tibetano in esilio, mancherebbe tutta la parte sudest; e se infine la carta fosse degli indipendentisti del Turkestan, non ci sarebbe tutto l’estremo occidentale.

Se retrocediamo nel tempo, la definizione di Cina cambia con ogni dinastia e addirittura con ogni imperatore, espandendosi o diminuendo a seconda delle conquiste sviluppatesi o delle catastrofi naturali.

La risposta non sembra più così ovvia. Se tutti i Paesi e le Nazioni sono il risultato di un processo storico, che a volte sembra stabile e cristallizzato, in Cina sembra che questo processo, ancora oggi giorno, sia abbastanza lontano dal suo completarsi, mostrandoci un esempio vivo della fragilità e temporalità degli Stati (nonostante gli sforzi politici dei suddetti).

In questo libro utilizzeremo il concetto ampio di Cina, quello che comprende non solo la Cina del 2006, ma anche quella del 1998, del 1888 e del 1588. Il nostro obbiettivo non sarà giustificare le pretensioni geo-politiche, ma piuttosto spiegare l’origine delle diverse “Cine”, per comprendere nel profondo la situazione attuale di questo Paese.

La Repubblica Popolare Cinese, con un’estensione di quasi 9.600.000 chilometri quadrati è il terzo Paese più esteso della Terra, dopo Russia e Canada. Una vista aerea della Cina ci mostra il suo territorio come una serie di livelli decrescenti da Ovest ad Est. Il più alto lo costituisce l’altopiano di Qinghai-Tibet, con un’altezza media che tocca i 4.000 metri sul livello del mare. Il secondo livello è quello che si estende dalla Mongolia interiore, lungo il sistema montano di Loess e quello di Yunnan e Guizhou, tra i 1.000 e i 2.000 metri sul livello del mare. Il terzo scalone è formato dalla pianura del nord est della Cina e dal corso, medio e inferiore, del fiume Yangtze, con una elevazione tra i 500 e i 1000 metri sul livello del mare.

Cina è un paese prevalentemente montagnoso. I principali sistemi montagnosi cinesi sono orientati da est a ovest, dividendo il paese in diverse regioni di difficile comunicazione. Per comprendere la geografia cinese basterà col pensare in tre grandi sistemi montani, che attraversano tutta la superficie del Paese. A Nord troviamo le montagne Tianshan, in Xinjiang, e Yinshan, in Mongolia. Nel Centro, le montagne Kunlun -tra Xinjiang e Tibet- e Qinling. A Sud c’è l’Himalaya, in Tibet, e i monti Nanling, che separano Hunan e Jiangxi da Guangdong e Guangxi. Cina è un Paese con abbondanti risorse idriche, si calcola che 50.000 fiumi scorrono sui suoi territori e alcuni dei quali sono tra i più larghi del pianeta. I fiumi della Cina sono stati utilizzati da tempi immemorabili per il trasporto, la pesca e l’irrigazione. Se le catene montagnose corrono da Ovest ad Est, i fiumi seguono la stessa direzione. I fiumi del sud della Cina, sono molto diversi da quelli del nord. Mentre i primi, alimentati regolarmente dalla lunga stagione delle piogge, hanno numerosi affluenti, circondati da vegetazione abbondante ed un afflusso praticamente costante, quelli del nord, dove le precipitazioni sono scarse come la vegetazione, trascinano grandi quantità di sedimenti e hanno una portata d’acqua scarsa e tremendamente variabile con il cambiare delle stagioni. I due più grandi fiumi cinesi, sono il Yangtze, con 6300 chilometri di lunghezza, e il fiume Giallo o Huanghe, con 5464 chilometri. Entrambi fiumi sono considerati la culla della civilizzazione cinese, anche se la loro situazione attuale è molto diversa, giacche il fiume Yangtze attraversa tutto il Paese dall’altipiano di Qinghai-Tibet fino a Shanghai, è il vero cuore della Cin; il Fiume Giallo si è trasformato in un fiume più virtuale che reale, alla sua foce non arriva acqua per più di cento giorni all’anno. Altri fiumi importanti sono , da Nord a Sud: il Heilongjiang(chiamato anche Amur), segnalando la frontiera con Russia; il Liaohe, il Haihe ( che sfocia a Tianjin), il Huaihe, il Qiangtang e il fiume Zhujiang (che sfocia a Canton). In Cina nascono e hanno gran parte del proprio corso altri tre fiumi di grande importanza per il sud asiatico: il Brahmaputra, chiamato in Cina Yarlung Zangbo; il Mekong, chiamato Lancang, e il Salween, chiamato Nujiang. L’importanza delle montagne e fiumi nella storia cinese è determinante. Le montagne , in genere, separano; i fiumi, al contrario, sono vie di comunicazione. L’espansione della civiltà cinese dal suo punto di origine nell’attuale provincia di Henan segue il corso del fiume, dove la comunicazione è più facile. Le zone separate dalle montagne, anche se relativamente vicine, rimangono sconosciute per lunghi periodi di tempo. Però i fiumi non sono solo vie di comunicazione. La sua natura capricciosa e violenta li trasforma in minacce costanti. La società cinese si basa in parte nel controllo dei fiumi, alcuni autori considerano che la lunga permanenza del sistema imperiale è collegata con la necessità di mantenere e realizzare le grandi opere di canalizzazione e controllo dei fiumi, per prevenire disastrose inondazioni. Non è casuale che nelle epoche di caos, le inondazioni si sommano alle disgrazie che soffrono le popolazioni. Quando gli argini non si conservano, il Fiume Giallo straripa e cambia il corso dello stesso a volte con disastrose conseguenze. Nella storia i cambi di corso del Fiume Giallo sono le prime cause della caduta di alcune dinastie; prima della Storia, ancora non possiamo stabilire come abbiano potuto incide le sue inondazioni e cambi di corso sull’ascensione e caduta dei primi Stati della Cina. Montagne e fiumi sono parti fondamentali della cultura cinese, la Grande Muraglia e il, Gran Canale, le due gigantesche opere che meglio caratterizzano il popolo cinese, sono il suo equivalente nell’ambito umano. Attualmente Cina è divisa in 34 entità amministrative, che basicamente corrispondono alle divisione amministrative storiche. Non sempre sono state le stesse, né sono state chiamate allo stesso modo, in questo libro, per facilitare la localizzazione da parte del lettore, la chiameremo con il nome attuale. Coì troviamo quattro città direttamente subordinata al potere centrale: Pechino, la capitale; Shangai, il porto industriale e commerciale alla foce del fiume Yangtze; Tianjin, il porto del Nord e Chongqing vicino alla grande diga delle Tre Gole. Cinque regioni autonome, dove buona parte della popolazione non appartiene alla maggioranza Han, recentemente incorporata in Cina, dove l’influenza della cultura cinese è ancora oggi minoritaria rispetto alle culture locali tradizionali: Tibet, Mongolia interiore, Xinjiang, Guangxi e Ningxia.

Le provincie del Nordest conosciute in occidente come Manaciuria son Heilongjiang, Jilin e Liaoning. Nel Nord ci sono anche: Shandong, Hebei e Shanxi. Nel Nordest della Cina troviamo Shaanxi, Gansu e Quinghai. Nel Centro troviamo Henan, Anhui, Jiangxi, Hunan e Hubei. Nel Sud Guangdong, Guizhou, Hainan. Nel Sudovest Sichuan e Yunnan. A Est, Jiangsu, Zhejiang e Fujian.

Ognuna di queste provincie ha la dimensione di un Paese europeo, la sua popolazione originale, il clima, le sue caratteristiche geografiche e climatiche le trasformano in entità ugualmente differenti. La sua storia e il momento di incorporazione nell’ambito della cultura cinese hanno seguito processi indipendenti che in questa breve opera cerchiamo di ricostruire. Speriamo di ver dato il nostro contributo nel presentare le caratteristiche comuni e quelle che si differenziano dal mondo cinese.




La storia sotterrata



NГ© uomini nГ© scimmie

Senza uomini ne scimmie Cina si può considerare come la cuna dell’umanità. Nonostante lo sviluppo tardivo degli studi preistorici, il territorio cinese ha dato luce a numerose vestigia della presenza del remoto ante passato dell’essere umano.

Ad intervalli di pochi anni appaiono nuovi resti preominidi, sempre più antichi, sul territorio cinese, fatto questo, che ha spinto alcuni studiosi a considerare che Cina possa essere uno degli scenari dell’evoluzione umana.

Fino ad ora i resti piГ№ antichi ritrovati sono quelli dell'Uomo di Renzidong, nella provincia di Anhui, vissuto piГ№ di due milioni di anni fa.

Altro testimonio della presenza preumana in epoca remota sono: l'Uomo di Yuanmou, nella omonima provincia, del quale si sono incontrati i denti fossilizzati, vissuto un milione e settecento mila anni fa; l'Uomo di Lantian, nella provincia di Shaanxi, che si stima sia vissuto circa seicento mila anni addietro; l'Uomo di Nihewan, del quale sono stati scoperti solo resti di utensili in pietra fabbricati da ominidi, datati un milione e cinquecento anni fa, e l'Uomo di Nanjing, che, secondo l'esame dei due crani incontrati, dovrebbe essere vissuto vicino all'omonima cittГ , circa mezzo milione di anni fa.


L’Uomo di Pechino

Il più famoso uomo preistorico incontrato in Cina è, senza ombra di dubbio, il chiamato “Uomo di Pechino”. Il nome viene dato dal ritrovamento dei suoi resti nella caverna di Zhoukoudian, nelle vicinanze della capitale cinese. La sua fama è dovuta al fatto che nel momento del ritrovamento archeologico, nel 1929, fu il primo ominide che si potesse identificare come “l’anello mancante”, discendente della scimmia e ante passato dell’essere umano, giustificando così con la sua esistenza la teoria evolutiva. All’incontrare nella zona presenze di resti umani per lungo tempo, gli studiosi affermano che l’Uomo di Pechino è il pezzo mancante nello studio dei cambi fisiologici che renderanno possibile la presenza dell’uomo moderno. L’aumento della capacità cranica (che arriva a 1075 cc, un 80% meno che quella dell’uomo moderno attuale però molto più grande di quella dell’uomo Lantiano, che solo arrivò a 780 cc) e i cambi che implica, relazionati con l’uso del linguaggio, il camminare eretto e l’utilizzo specifico delle mani, si possono sviluppare in un lasso di tempo di 200.000 anni conosciuti per l’Uomo di Pechino. L’uomo di Pechino è un cacciatore e collettore, si alimenta soprattutto cacciando cervi, quelli che perseguita con pali e torce, utilizza utensili di pietra per costruirne altri d’osso e legna, tagliare carne e la pelle degli animali che caccia; sa mantenere acceso il fuoco che usa per cucinare alimenti e per proteggersi dal freddo; taglia boschi e si alimenta anche di altri esseri umani quando non ha nient’altro a disposizione. Le scoperte di resti di ominidi di epoche più recenti si sono moltiplicati durante gli ultimi anni. I suoi studi permettono farci un’idea generale di una serie di processi migratori per i quali, durante milioni di anni, uno o vari tipi di ominidi, adattandosi alle condizioni locali vanno occupando differenti regioni della Cina. Nell’estremo Nord, l’Uomo di Nihewang, nella Mongolia interiore, è diventato famoso per gli studiosi grazie alla capacità di adattarsi ai cambi climatici stagionali, in quegli anni la Mongolia infatti, anche se godeva di un clima più calido che l’attuale, soffriva importanti variazioni climatiche. Nel Sud incontriamo l’Uomo di Dali, nella provincia di Yunnan, vissuto tra 230.000 e 180.000 anni fa; e quello di Maba, nella provincia di Canton. Ad Est, l’Uomo di Fujian dovrebbe essere esistito circa 200.000 anni fa. Ad Ovest l’Uomo di Dingcum, scoperto nella provincia di Shanxi, visse 100.000 anni addietro. Quest’ultimo è molto più evoluto fisicamente e culturalmente degli altri, i suoi strumenti ed utensili, anche se ancora di pietra, risultano rivoluzionari se confrontati con l’Uomo di Pechino. Fisicamente presenta grandi similitudini con l’Uomo di Neanderthal. Si considera che tutti loro appartengono alla specie Homo Erectus.

Sono vestigia di una stirpe che vaga al ritmo stabilito dalle glaciazioni e fenomeni naturali?, o sono gli antenati dei popoli che abiteranno posteriormente le loro regioni? Ancora non abbiamo risposte a queste domande. Il lasso di tempo che intercorre tra la scomparsa dell’ultimo Homo Erectus e l’apparizione dei primi Homo Sapiens, è l’ultima frontiera della paleontologia. Mentre una scuola di pensiero afferma che tutti gli uomini moderni, Homo Sapiens, procedono dall’Africa; un’altra afferma che l’Homo Erectus ha avuto un’evoluzione distinta in ogni continente fino a convertirsi nell’Homo Sapiens. L’analisi genetico dei resti umani ritrovati nelle date cruciali, dovrebbe proporzionarci una risposta definitiva nel prossimo futuro. Alcuni esperimenti hanno potuto analizzare il materiale genetico di numerose popolazioni cinesi e assicurano che tutte appartengono allo stesso tipo di Homo Sapiens che ritroviamo in Africa. D’altra parte, ci sono prove che l’Homo Sapiens arcaico appare nei registri fossili di numerosi siti archeologici del Paleolitico Medio (tra 125.000 e 40.000 anni fa), questo indicherebbe una evoluzione indipendente dello stesso Sapiens in Cina. Come si può notare il dibattito rimane aperto, nel bel mezzo di connotati politici e raziali.

A partire dai 40.000 anni addietro ritroviamo un incremento impronte della presenza umana nel nord e nel sud della Cina. Il suo sviluppo tecnologico e culturale è molto più veloce che quello dei suoi antenati, gli utensili adoperati sono più sviluppati, appaiono le prime vestigie di un sentimento religioso. Uno degli scavi più ricchi è quello della chiamata Caverna Superiore, a Zhoukoudian, vicino a dove si ritrovò l’Uomo di Pechino. L’”Uomo della Caverna Superiore”, ha vissuto circa 18.000 anni fa, si dedicava alla caccia e alla pesca, completando la sua alimentazione con frutti silvestri. I suoi lavori in pietra sono più evoluti, è a conoscenza del levigato, del perforato, dell’intaglio e della colorazione. Tra i suoi ritrovamenti appare un ago di osso usato per cucire pelli e confezionare vestiti, resti di molluschi marini che ci fanno pensare a relazioni commerciali o spedizioni in altre lontane regioni, e si è ritrovato un primo segno di pratiche religiose; giacché colorano di rosso alcuni utensili e cospargono di polvere di ematite i loro defunti. Al tempo dell’Uomo della Caverna Superiore, si iniziano ad acutizzare le differenze tra cultura del sud e quella del nord della Cina, dove quest’ultima svilupperà una maggiore complessità.

Il periodo Mesolitico è la transizione da Paleolitico a Neolitico. In Cina questo è inizio dopo la fine dell’ultima glaciazione. In questo periodo, nonostante la caccia e la pesca siano ancora attività fondamentali, si inizia a sperimentare l’agricoltura e l’allevamento degli animali. Ed infatti in quest’epoca che troviamo tracce di rudimentale agricoltura.

Ci riferiamo a Wuming nella provincia di Guangxi, Djalai Nor in Mongolia interiore, o Guixangtun in Heilongjiang. Siamo approssimatamene tra il 10.000 e il 7.000 a.C.


Cultura Neolitica

Circa diecimila anni fa è quando si inizia a coltivare cereali nel suolo cinese. Possibilmente lo sviluppo dell’agricoltura arrivi dall’osservazione delle collettrici, le donne sono le più indicate, dato il loro ruolo, ad osservare la natura e scoprire il processo della germinazione da un seme caduto accidentalmente. I più antichi segnali della coltivazione del riso si sono ritrovati lungo il fiume Yangtze proprio in questo periodo; e posteriormente la coltivazione del miglio, a nord nella provincia di Henan.

Progressivamente una serie di comunità assicureranno la loro sussistenza con l’agricoltura, che poi diventerà la loro attività principale, dove la caccia e la pesca e la raccolta diventeranno azioni secondarie. Si calcola che l’allevamento di animali è posteriore, intorno al 7.000 a.C., originandosi possibilmente con al cattura di animali feriti o cuccioli abbandonati, che, tenuti vicina all’uomo daranno una scorta di carne nel futuro.

L’agricoltura, invece, si sviluppa rapidamente a nord del Fiume Giallo, che in quel periodo era notevolmente più caldo e umido che oggi giorno; con selve, laghi, paludi e montagne piene di foreste e ricche di animali selvaggi.

Tra il 6000 e il 5000 a.C. nasce in Cina la prima civiltà Neolitica, ci riferiamo alle scoperte di Peiligang e Cishan. I suoi abitanti, che dimostrano realizzare attività proprie della vita sedentaria, sviluppano l’agricoltura e l’allevamento simultaneamente. Coltivano il miglio, raccolgono noci silvestri e allevano cani, suini e polli come animali domestici. Cacciano cervi e altri animali più piccoli. Elaborano tripodi di ceramica non ancora decorati. Vivono in villaggi con case rotonde o quadrate, hanno magazzini sotterranei e cimiteri, con tombe semplici, dove alcune ceramiche ed utensili del quotidiano accompagnano il defunto. Queste culture sono considerate le ante passate della cultura Yangshao, che si sviluppa posteriormente in un’area simile.

Nello stesso periodo nasce nella provincia di Gansu la cultura Dadiwan (5300 a.C.), della quale, nonostante il suo sviluppo, non si riesce a identificare l’influenza che possa aver avuto in culture precedenti. Della cultura Dadiwan si sono ritrovati un buon numero di piatti di ceramica decorata, la più antica fino ad ora scoperta in Cina, alcune addirittura con segni che potrebbero appartenere ad una scrittura primitiva. Il principale sito archeologico di Dadiwan ha 240 case divise in tre zone. Una per i capi del villaggio, una per i capi del clan e la terza per la gente comune. Nella prima zona si ritrovano i resti di un “palazzo”: una struttura di 420 metri quadrati di superficie possibilmente utilizzata per cerimonie pubbliche o private.


Cultura Yangshao

La prima cultura neolitica che si estende in un amplio territorio è quella di Yangshao, si sono scoperte numerosi villaggi in un’area del centro, nord e nord- ovest della Cina che sono esistiti tra il 5000 e il 3000 a.C. Questi villaggi, generalmente situati lungo i fiumi, sono un insieme di case semi sotterrate, spesso organizzate secondo i distinti clan o gruppi che li abitano, circondati da un piccolo muro. Per i suoi abitanti l’agricoltura rotativa è già l’attività economica fondamentale. Ancora la caccia e il raccolto costituiscono un’attività importante. Quando la terra non è più fertile il villaggio viene abbandonato e si sposta, non lontano, per cercare nuove terre. Coltivano specialmente miglio e canapa, con la quale elaborano, con utensili in pietra, tessuti per vestirsi. Gli animali domestici sono il maiale e il cane; ed in alcune zone registriamo la presenza della vacca, capra e pecora. In alcuni villaggi della cultura Yangshao si allevano bachi da seta.

Con la cultura Yangshao si da inizio all’utilizzo della ceramica con forme più variate sia per cucinare che per conservare alimenti. Fatte a mano e con alcune incisioni che potrebbero essere le precursore della scrittura cinese. Realmente sono segni primitivi che curiosamente presentano alcune similitudini con la scrittura attuale dei Nuosu (una etnica minoritaria) di Liangshan. La gente dei villaggi lavorano insieme e consumano collettivamente il frutto del loro lavoro. Quando muoiono vengono sepolti con alcuni utensili di uso quotidiano, segnale questo che denota una credenza di un’altra vita dopo la morte. È una società senza differenze di classe. Il ruolo delle donne è più importante che quello dell’uomo.

Yangshaoè stata considerata per lungo tempo una società matriarcale che perfettamente aderisce alla teoria marxista dell’evoluzione dell’umanità. Nonostante tutto, recenti analisi su resti ossei realizzati da M.K. Jackes hanno ritrovato un anormale numero di ferite, specialmente su ossa di donne, fatto per il quale si potrebbe supporre un’elevata violenza domestica. D’altra parte, una più elevata usura nelle vertebre femminili, conferma un maggior lavoro agricolo.

Nel Libro dei Riti, un classico di Confucio che verrà molti secoli dopo, ritroviamo un passaggio dove dice: “La gente non solo amava i suoi genitori ma anche quelli degli altri. Cresceva non solo i propri figli, ma anche a quelli degli altri”. Molti studiosi cinesi assicurano che Confucio si riferisce proprio a quest’epoca.

A Bampo, vicino a Xian, troviamo una delle rovine più conosciute della cultura Yangshao. Si possono chiaramente vedere resti di una zona residenziale, una industriale e un’altra funeraria. Al centro del villaggio c’è una gran sala comune di 160 metri quadrati. Tutto intorno c’è un fosso che li protegge da attacchi esterni di eventuali nemici o animali selvaggi. I suoi abitanti utilizzano abbondantemente la ceramica, nella quale predomina il colore rosso.

Considerando questi aspetti generali della cultura Yangshao, troviamo altra cultura che si sviluppano con alcune differenze locali, delle quali probabilmente la più interessante è la denominata Majiayao, che si estende lungo l’attuale provincia di Gansu e Qinghai. Il suo sviluppo è più lento della prima, rimane nella stessa regione più a lungo e fino ad epoca più recente, da ciò si è potuto pensare che abbia dato origine ai popoli Rong-Qiang della zona, che decisamente influenzeranno la formazione della cultura cinese posteriore.


Cultura di Hongshan e Dawenkou

Ad est della Cina, appaiono culture, nello stesso periodo di quella Yangshao, con uno sviluppo umano piГ№ complesso ed originale, delle quali perГІ si perdono le tracce nelle successive culture e quindi non abbiamo strumenti per sapere quanto hanno influito nella civilizzazione cinese. Da nord a sud sono: Hongshan, Dawenkou e Liangzhu.

La cultura Hangshan, si estende lungo il fiume Liao, dal 4000 fino al 2500 a.C. in un’area molto estesa. Utilizza, come la Yangshao, l’agricoltura la caccia e il raccolto. I suoi abitanti vivono in case seminterrati, utilizzano utensili di pietra ed elaborano ceramica. Grazie agli scavi realizzati a Niuheliang, uno dei centri più importanti della cultura Hongshan, sappiamo che nel 3500 a. C. questa società si trasforma radicalmente, appaiono diverse classi sociali, deducibile dal gran sviluppo delle cerimonie funebri. A Niuheliang ci sono altari, templi con statue e piramidi di pietra, troviamo grandi pietre funerarie allineate sulle cime delle montagne. Intorno al Tempio della Dea si sono ritrovati numerosi frammenti di grandi statue femminili. Fatto questo che lascia pensare all’esistenza di artigiani specializzati, come di personaggi poderosi capaci di utilizzarli e di dirigere i lavori dei contadini. Ad Hongshan potrebbero essere stati presenti almeno tre classi sociali: i capi, gli artigiani e i contadini.

A Niuheliang si sono ritrovati numerosi oggetti di giada, utilizzati per scopi rituali. La popolarità della giada era tale che praticamente tutti erano sepolti con un pezzo della stessa. Nella zona però, non è presente questo minerale, così che si può pensare ad una forma di commercio con altre regioni. Una delle figure più curione ritrovate nell’arte della cultura Hongshan, è un tipo di drago-maiale. Il notevole sviluppo raggiunto dalla cultura Hongshan lascia perplessi gli storici. Tanto quanto la sua repentina scomparsa.

L’assenza di eredità da parte di altre culture rispetto a quella di Hongshan, spinge gli storici a pensare che la loro scomparsa sia dovuta ad una catastrofe naturale. Cho-yun Hsu, sostiene, data l’estensione raggiunta nel Basso Xiajiadian, e la scoperta di una serie di fortificazioni che rappresentano una linea difensiva, per alcuni aspetti simili alla Grande Muraglia; che potrebbero essere esistiti una serie di proto stati nella valle del Fiume Liao, ereditari della cultura Hongshan, dei quali la storia non ha nessuna notizia.

Dawenkou, nell’attuale provincia di Shandong, si evidenzia specialmente per la sua ceramica rossa, fatta a mano e con forme diverse, e la sua ascia di pietra levigata con un buco al centro della stessa. È una società più complessa e sempre più stratificata, che coltiva il miglio ed addomestica suini, bovini e polli. Catturano cervi, tartarughe, coccodrilli, procioni e tassi, così come molluschi e lumache. I riti funebri sono diversi, le sepolture non sono in posizione fetale ma bensì prono, con polvere di ematite rossa cosparsa sopra. Nelle sue tombe notiamo la crescente presenza di manufatti rituali che dimostrano la conseguente stratificazione della società. Nell’ultima fase della cultura Dawenkou, sviluppandosi l’agricoltura e i lavori più pesanti, si nota il declive del ruolo dominante delle donne. L’eccedenza agricola crea differenze sociali, e rende possibile la creazione di liquore partendo dall’eccesso di grano.


Cultura di Yangtze: Hemudu e Liangzhu

Nel delta del Yangtze la cultura agricola più antica è quella di Hemudu, sviluppatasi tra il 5000 e il 3000 a.C. si tratta di un matriarcato ugualitario al quale si attribuisce l’inizio del coltivo del riso, con palafitte, vasi e travi laccati. Hemudu è una civiltà relativamente complessa, che utilizza utensili di legno, ossi, pietre e ceramica. I suoi abitanti hanno addomesticato cani, suini, bufali; catturano numerose specie di mammiferi, volatili e pesci; costruiscono barche per pescare e intagliano delicati ornamenti di avorio. Esistono alcuni indizi che gli abitanti di Hemudu erano capaci di navigare l’oceano, sono state scoperte rovine tipo Hemudu nell’isola Zhoushan, nella vicina costa, la presenza di ceramica “fu”, tipica di Hemudu, a nord della costa della provincia di Shandong, e la presenza di un tipo di asce, inventate ad Hemudu, per tutta la costa cinese, sia a nord che a sud; persino nelle isole della Polinesia. Di fatto, molti archeologi, situano l’origine delle culture del Pacifico nella costa sudest della Cina.

Erede di Hemudu è la cultura di Liangzhu, sviluppatasi tra il 3200 e il 2200 a.C. nella zona del delta del fiume Yangtze e la baia di Hangzhou, estendendo considerabilmente la sua influenza nelle regioni vicine. Liangzhu probabilmente fu il palcoscenico della creazione di una delle federazioni di tribù dentro della quale i suoi leader, dalla capitale Mojiaoshan, accumulavano sempre più ricchezze e potere, dirigendo la vita di altri centri secondari, che a loro volta avevano potere su villaggi minori. Siamo in presenza di una élite potente, con ricche tombe e piccole piramidi, che utilizzava il lavoro degli schiavi e realizzava sacrifici umani. Il popolo, nel mentre, coltivava riso, produceva ceramica di una certa qualità e utilizza barche per pescare sempre più al largo. Ritroviamo artigiani con grandi capacità per lavorare la giada, specialmente pezzi rotondi chiamati “bi” ( che simbolizzano il cielo) e altri quadrati “cong” ( che rappresentano la terra). La fine di questa cultura probabilmente fu accelerata da contraddizioni interne tra le classi sociali ed alcune inondazioni.

L’abbondanza di oggetti di giada scoperti nei luoghi principali di questa cultura, generalmente usati a scopo rituale, fan pensare in una società con un profondo impegno religioso, dove gli sciamani hanno un ruolo importante. Per alcuni autori si può chiamare la Età della Giada, che corre parallela a quella progressione politica che va dalla società comunista al potere degli sciamani e posteriormente ai primi capi, corrisponderebbe nell’ambito materiale con l’utilizzo della pietra lavorate e levigata, la giada, e il bronzo. Neolitico, Età della Giada ed Età del Bronzo.


Cultura di Longshan

Si crede che le precedenti tre culture nominate non abbiano avuto uno sviluppo posteriore ma che tra di loro abbiano sviluppato tendenze a collegarsi ed espandersi. Questo processo perГІ si cristallizza intorno al 3000 a.C.; data che vede nascere la cultura di Longshan; nella quale ritroviamo tracce delle culture del nord e influenze in quelle del sud.

In questo modo si crea, nel centro della Cina, una cultura dalla quale ne usciranno i processi della formazione statale dei secoli a venire, quel processo che arriverà all’unità territoriale.

Nella cultura di Longshan, si evidenzia un aumento della ricchezza e del potere politico, ora più importante che il potere spirituale, più violenza nelle relazioni sia interne che esterne, più sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, così come nell’artigianato del bronzo, dove appaiono le mostruose figure “taotie”, con un significato ancora sconosciuto, e della giada, con una popolarizzazione del disegno “cong” (terra) e “bi”(cielo). Si sono ritrovati resti di rudimentali muraglie di terra pressata intorno ad alcuni villaggi. La produzione di ceramica è molto più sviluppata e qui ritroviamo i diversi tipi di ceramica riprodotto posteriormente dal popolo cinese. Ci sono segni di riti di divinazione, riscaldando ossa; credono nell’esistenza degli spiriti della natura, i quali sono venerati come dei. Gli abitanti del villaggio vengono sepolti con la testa all’ingiù. Il bue e la pecora sono ora animali domestici. Ci sono varie centinaia di località nel nord della Cina dove si sono ritrovato resti della cultura Longshan, da qui possiamo pensare in comunità di agricoltori, contadini, che vivono in contatto tra di loro, che affrontano gli stessi ostacoli materiali e che comunicano con il commercio , intercambio umano per matrimoni o associazioni di guerra. Questo tipo di società è guidata da un capo, generalmente un anziano del clan. Con il passare del tempo la società si gerarchizza, costruisce in alcuni casi delle muraglie che dividono la zona nobile dal resto del villaggio. L’ultima fase della cultura Longshan si colloca tra il 2400 e il 199 a.C. e rappresenta la base della cultura dinastica che sorgerà nei prossimi secoli. La cultura agricola di Longshan si mantiene praticamente inalterata durante i secoli occupati dalla dinastia Xia (s XXI- s XVI a. C.) e quella Shang (s XVI- S XII a.C.), dove le coltivazioni, le case e le modalità di costruzione sono praticamente le stesse. Quello che si trasforma sono i centri di potere.


Il sorgere delle prime entitГ  politiche

Il processo formativo dei primi stati del centro della Cina, pare si sia sviluppato proprio nei villaggi della cultura di Longshan. Sembrerebbe infatti che inizialmente le tribГ№ si radunassero per occasioni concrete, per realizzare alcune attivitГ . Il motivo potrebbe essere la difesa comune contro altri nemici, proteggersi dalle inondazioni del Fiume Giallo, come la mitologia da ad intendere, o altre attivitГ  menzionate dai testi classici.

Addirittura potrebbero essersi formate unioni occasionali solo per alcuni di questi motivi in un determinato momento, e poi dissolte al terminare il pericolo o la necessità. È anche possibili che alcune di queste unioni perdurino perché i propri partecipanti si resero conto del miglioramento sociale tenendo in vita l’unione. Gli scavi archeologici sui villaggi di Longshan ci mostrano una gerarchia degli insediamenti, con l’esistenza di un centro primario circondato da centri secondari e quest’ultimi da piccoli villaggi. I capi acquisiscono sempre più potere temporali e gestiscono le eccedenze della produzione. Le federazioni di villaggi iniziano ad essere permanenti sotto la guida dei capi. Le eccedenze agricole permettono mantenere un sistema schiavista, creato generalmente con i nemici di guerra. Nei centri primari dove vivono i capi si sono ritrovati resti di muraglie, altari per sacrifici, bronzi, scritture, manufatti di oracoli, giada, ecc.. Con la presenza del bronzo, nell’ultima fase della cultura Longshan, si denota una forma di aristocrazia che consolida il suo potere grazie alle armi. Il sud della Mongolia, in quel periodo prevalentemente agricola, soffre numerosi cambi climatici che trasformano la zona, diventando sempre più arida e fredda. Ovviamente questi cambi climatici mettono fine all’agricoltura nella zona, da qui la posteriore migrazione di popolazioni nomade che si dedicheranno all’allevamento.

Le scoperte archeologiche dimostrano come la competizione tra diversi gruppi potrebbe essere la causa dell’aumento delle dimensioni degli insediamenti umani, i quali continuano sviluppandosi fino a creare i primi stati, centri artigianali e commerciali. Questi primitivi stati, venuti dai risultati agglomerativi dei piccoli villaggi, si sono trasformati in un fenomeno permanente nel nord della Cina; tutto questo crea un ambiente adeguato al sorgere di sistemi politici più complessi, come quella che poi sarà la dinastia Xia. Ci sono ancora villaggi che si mantengono ai margini di queste strutture federali, però sembrerebbe che la tendenza ad unirsi ha le caratteristiche delle zone adiacenti o vicine, della vicinanza parentale, dell’identificazione etnica, culturale o per interessi.


L’Imperatore Giallo

In un momento dato dell’anno 2600 a.C. sorge una federazione di stati sommamente stabile, che fa capo ad un unico leader, considerato il padre della Cina. È l’imperatore Giallo (Huangti).

Questa teoria riunisce numerosi storici che concordano nel localizzare questa figura emblematica in una nuova gerarchizzazione della cultura Longshan; un processo storico questo, soggetto ad influenze politiche, del proprio governo cinese, che desidera cimentare l’esistenza e l’unità di una Cina nella più remota antichità.

Esistono numerosi dubbi, infatti, sull’esistenza dell’Imperatore Giallo, però, la maggior parte delle gesta che la leggenda gli attribuisce, effettivamente sono successe in un periodo che più o meno corrisponde a quello in cui l’imperatore dovrebbe essere vissuto; si dovrebbe più correttamente parlare dell’esistenza del concetto di “Imperatore Giallo”; e quindi riferirlo ad una persona o a gruppi di persone o incluso ad un’epoca. Alcuni autori sono convinti della provenienza dell’imperatore dai monti Kunlun, ad ovest, ancora oggi venerati dai cinesi come residenze degli dei, localizzazione questa che lo trasforma in un invasore delle pianure centrali. È un capo di un popolo guerriero che invade le pianure centrali e sottomette i suoi abitanti, domina una gran massa di agricoltori. L’Imperatore Giallo, secondo narra la leggenda, è unto con poteri speciali dalla sua nascita, lo si adora per aver saputo portar la pace e unire le tribù del nord e di combattere i suoi nemici, i Miao, costruendo così il primo concetto di identità cinese. La leggenda narra come Huang Di e suo fratello Yan Di combattono e vincono il re dei Miao, Chiyou, spingendolo al sud. I Miao saranno costretti a migrare lungo il corso del Fiume Giallo in direzione sud, saranno di nuovo vinti dall’imperatore Yao ed inizieranno un lungo periodo di migrazioni che finirà solo nel secolo XX. Nella stessa leggenda sui Miao rimane vivo il ricordo di queste battaglie.

Si attribuisce all’Imperatore Huang Di e a sua moglie l’invenzione della seta, i caratteri cinesi, il primo compasso, alcune opere mediche ed alcuni concetti filosofici che posteriormente svilupperanno la scuola taoista. Com’è evidente queste sono attribuzioni posteriori che vogliono rappresentare il pensiero di quell’epoca più che una realtà storica.

Altri capi tribù verranno quasi deificati, tenendo successo in questioni più pratica, prima dai diretti discendenti e poi da tutti i cinesi. È il caso di Fuxi, primo uomo a tessere una rete da pesca, Nuwa, creatore dell’umanità che ricostruisce i pilastri della terra, o Shennong, dio dell’agricoltura e della medicina. Dopo un tempo di leader assoluti che rappresentano le prime conquiste della civiltà cinese, i libri dei classici evidenziano il sorgere di tre re: Yao, Shun e Yu, quest’ultimo è il fondatore della prima dinastia Xia.


I tre sovrani: Yao, Shun e Yu

I tre Re sono il risultato della nuova organizzazione della società; i loro principali compiti sono organizzare il calendario, la base della società agricola, e ristrutturare le tribù sotto il loro mandato; un mandato questo che è sempre accompagnato dall’esigenza di far fronte a catastrofi naturali quali le inondazioni. Organizzano e stabilizzano la successione pacifica al governo della federazione, nei libri classici ritroviamo la dicitura “successione per abdicazione”, che nella realtà si avvicina di più ad un concetto di governo per turni, una specie di rotazione al comando della federazione organizzata dagli stessi leader, verosimilmente per elezione tra gli stessi.

Un sistema questo, ritrovato nelle tribù di Donghu nel nordest, e perpetuato dai suoi successori Kitan del X secolo. I tre Re applicano questa metodologia politica abdicando prima della loro morte, e segnalando quindi il successore. Il nuovo capo non potrà appartenere alla stessa tribù. Questo tipo di successione ci ricorda quella descritta da James Frazer nel libro “Il ramo d’oro”, è un tipo di cambio al potere comune a tutta l’umanità, anche da questa pratica possiamo supporre una maggiore influenza tra Oriente ed Occidente rispetto a questo modello. Secondo la leggenda, Yao non nomina suo figlio erede, bensì Shun, un uomo di umili origini. Il figlio di Yao si ribella alla decisione, ma Shun posteriormente si sposa con due figlie di Yao, impiantando una successione matrilineare, rafforzando così l’ordine per turni. Con Yao assistiamo all’unione delle tribù, importante significato per le aristocrazie che perdono i loro legami di consanguineità con il popolo originario, ma creano lacci sociali che li uniscono ai nobili di villaggi vicini. Shun, nel momento dell’abdicazione, lascia il potere a Yu, uomo importante nella lotta contro le inondazioni, che costruisce dighe e canali; la sua dedicazione al lavoro e al popolo sono proverbiali. La leggenda racconta che durante tredici anni si dedicò a lavori di bonifica, senza tornare a casa per conoscere il figlio nato dopo la sua partenza, nonostante per tre volte sia passato di fronte alla porta di casa.

Le notizie che abbiamo di questi Re ci arrivano dall’opera di Confucio. Como segnala Che Huan-Chang “Confucio non trova dati certi sui quali basare le sue dottrine, le descrizioni delle civilizzazioni antiche sono il prodotto della sua mente.... ai tempi di Confucio non esisteva l’autentica storia delle civilizzazioni Xia e Shang”. E come dice lo stesso Confucio “parlo umilmente per evitare pericoli e mi riferisco agli antichi Re per poter prender prestata la loro autorità” Chen Huan-Chang pensa che Confucio abbia creato questi racconti “frutto della sua mente per la propria dottrina religiosa”. È un fatto accertato che i cinesi considerino veritiere tutte le leggende riportateci da Confucio, nonostante non si abbiano riscontri con fonti storiche accertate.

Joseph Campbell ha evidenziano similitudini con culture di altre latitudini: “l’analogia è ovvia con i dieci re sumeri, patriarchi biblici; così come la leggenda del diluvio che arriva alla fine di questa serie…non è curioso che tanto Noè come Yu, durante i loro sforzi e durante il diluvio rimangano zoppi… questo concetto è basato nella storia del re che, assassinato, in riti posteriori, era solo lasciato zoppo o castrato… sia Yu che Noè si ubriacarono… cosi come Noè sopravvisse al diluvio rappresenta sia la fine che l’inizio del nuovo mondo. Lo stesso farà il grande Yu. Rispetto all’epoca posteriore al diluvio, tanto la Bibbia come la vecchia lista dei re sumeri, si avvicinano al piano della storia, esattamente come succede nella cronaca cinese, seguendo il periodo di Yu.”

L’archeologia, evidenzia la gerarchizzazione dei villaggi, la concentrazione di popolazione ed il suo aumento numerico, concentrazione del potere politico, oggetti sontuosi, mentre diminuisce la varietà di ceramica. Il commercio è a grande scala, come viene dimostrato dall’apparizione di conchiglie di ciprea e da motivi decorativi tipici dell’Asia centrale. Fu così che nasce in Cina il primo vero stato di cui ci da notizia la storia. Lo stato di Xia è sicuramente il più conosciuto ma non l’unico nella Cina centrale. Da questa regione è da dove nasce il primo stato cinese, che non si espande ma stabilizza il suo potere sul territorio. In questo periodo probabilmente esistono già le linee dinastiche degli Shang e Zhoi, che governano ad est e ovest dei primi Xia, come sicuramente esistono altre linee dinastiche, che però, non arriveranno ad un protagonismo storico. Di altre entità politiche più lontane solo abbiamo notizie frammentate.




La nascita dello Stato nella dinastia Xia e Shang



La dinastia Xia

Di questa dinastia non abbiamo fonti, solo ci avvaliamo di descrizioni fatte nelle storie compilate molti secoli dopo e le scoperte archeologiche di Erlintou, un’antica capitale ritrovata vicino all’attuale città di Luoyang. Ci sono addirittura storici che dubitano della sua esistenza. In ogni caso, le informazioni forniteci dalla letteratura sono coadiuvate dagli scavi di questa città, dato questo che ci confermerebbe almeno la sua esistenza.

Secondo la dottoressa Ford “La cultura di Erlintou (1900-1500 a. C.) è stata postulata come la prima evidenza dell’esistenza di uno Stato in Cina”. Ad Erlintou si è scoperta una città nella quale dovrebbe essere vissuto un popolo di complessa organizzazione. Con due grandi palazzi di 10.000 metri quadrati, che hanno al suo interno, vari edifici di grandezza importante, numerosi oggetti in giada, ossa utilizzate dagli indovini, e soprattutto grandi quantità di bronzo: armi, vasi e strumenti musicali. Secondo la cronologia dei libri classici cinesi la dinastia Xia è esistita tra il 2070 e il 1600 a. C.; fu la prima dinastia che governò su uno Stato in Cina, ed Erlintou, secondo questa cronologia, gli appartiene.

Questi ritrovamenti dimostrano una continuità con la dinastia Longshan e quella Shang. I Xia sorgono in una regione che comprende la parte ovest della provincia di Henan e quella sud della provincia di Shaanxi, una zona ricca in minerali, specialmente rame e stagno. Possibilmente arrivarono ad aggiudicarsi un ruolo importante nella confederazione tribale di quell’epoca, per la fabbricazione del bronzo, o il controllo delle miniere, o entrambe le cose. Questo processo gli consegna la supremazia economica e militare necessaria per confrontarsi con altre tribù nella creazione di una monarchia ereditaria; come già si è detto in quest’epoca governa la rotazione dinastica tra capi di diverse tribù. Previamente all’egemonia della dinastia Xia questa rotazione avveniva tra due clan, gli Xia e gli Yi, un popolo di arcieri che occupavano l’attuale provincia di Shandong. Alla morte del re Yu il grande, i nobili Xia mettono sul trono un loro figlio, Qi; rifiutando così l’erede designato, Boy della tribù degli Yi. Rompono la tradizione e la rotazione al potere, dando inizio alle ostilità. La tribù degli Yi inizia una guerra contro i Xia, aiutati da altre minoranze che non approvano l’ingiustizia; questo però non basterà e la dinastia Xia risulterà vincitrice, stabilendo la prima monarchia ereditaria nella storia della Cina.

Questa interpretazione degli scritti confuciani viene raffrontata con gli studi archeologici, come segnala Liu Li: “la dinastia Xia, se è esistita, dev’essere iniziata come una società di capi in un primo periodo, sviluppandosi poi come uno stato territoriale durante l’ultima epoca.” L’imposizione della monarchia con la forza, risultato della vittoria degli Xia, mette fine al governo delle armonie tra i diversi villaggi. La militarizzazione gerarchizzata trasforma definitivamente le società antiche. Le nuove società si basano nell’oppressione del popolo da parte di un’aristocrazia potente che dirige a suo piacere una società schiavizzata. Nella cima di questa piramide troviamo il re. Con un potere rafforzato da connotati religiosi, ideando complicati riti per confermare il suo potere e utilizzando lo sciamanismo che lo mette in contatto con gli spiriti. Sul piano materiale si sviluppano una serie di leggi che aiutano a perpetuare il potere, costruiscono le prime prigioni e muraglie per proteggere la città dove vive il re. Per mantenere il potere sulle tribù, sia politico che religioso, si esigono tributi, generalmente in spezie, e obbligano ad accettare una semi divinazione dei predecessori dell’imperatore, così come l’infallibilità nel fissare il calendario, notizia vitale per i contadini. Di fatto, nello stabilire la monarchia ereditaria, si enfatizza il culto agli antenati, dato che il potere di ogni sovrano gli viene attribuito per i meriti del predecessore. La storia della dinastia Xia è costellata di avvenimenti che riflettono la resistenza dei popoli sommessi. Le cronache antiche si riferiscono costantemente alle numerose guerre e ribellioni che abitano il periodo Xia. I prigionieri di queste guerre saranno i primi schiavi cinesi. Nonostante questa concentrazione di potere, unica fino ad ora, l’”Impero” Xia solo occupa una piccola parte della zona centrale della Cina. Anche se questa è l’unica fonte della storia classica della Cina, sempre interessata a cercare un filo conduttore con il passato più remoto, non c’è dubbio che in altre località si formarono altre entità politiche dove la civilizzazione ha percorso strade differenti. Di queste ultime abbiamo purtroppo poche informazioni.


Altre culture nell’epoca Xia

Cultura marinaia nella costa di Fujian. Secondo i dati proporzionati dagli scavi di Huangguashan, tra il 2000 e il 1500 a. C. viveva nella costa di Fujian un popolo dedito alle attività marinare, capace di realizzare lunghi viaggi, che manteneva regolari contatti con altri popoli della costa cinese. Alcuni autori suggeriscono che tra questa cultura potrebbero trovarsi i predecessori dei popoli austronesiani (degli arcipelaghi dell’oceano Pacifico nel sud est asiatico), emigrati proprio dalla costa sudest della Cina. Mentre però alcuni abbandonano il paese ad oriente, un nuovo popolo arriva da occidente. Sono i Tocari, che arrivano dalla Russia, indoeuropei provenienti dall’ovest occupando l’oasi del Tarim fino alla provincia di Gansu. Di queste popolazioni si sono ritrovate mummie ben conservate grazie alla zona estremamente secca in cui furono depositate, con alcune caratteristiche fisiche occidentali, e resti di cachemire di buona qualità.

Alcuni siti archeologici ci mostrano come nell’Asia centrale intorno al 2000 a. C. sia presente una omogeneità culturale dei popoli che abitavano le steppe tra gli Urali e la baia del Tarim. Vivevano in una regione con pochi mezzi, convivevano con mucche e pecore come animali per la pastorizia, introdussero veicoli con ruote tirati da cavalli. Le circostanze ambientali e i mezzi a loro disposizione li obbligavano a mantenersi costantemente in movimento, trasformando questa regione in una via di comunicazione tra Asia ed Europa. In questo modo “tra il 2000 e il 1700 a. C. i popoli delle steppe sono uniti da un immenso territorio, che adotta simili strategie di sopravvivenza, tipi di ceramica e armi, tipi di abitazione e insediamenti, così come pratiche rituali” (Anthony).

In tempi posteriori si presentano una serie di culture che formano un’area compatta, in contatto con la Siberia, Asia centrale e Cina. La presenza di questo popolo Indo-Europeo all’est della Cina, e il suo quasi sicuro contatto con la balbettante monarchia cinese primitiva obbliga a ripensare la questione delle relazioni tra Cina e occidente; in diverse epoche storiche ritroviamo similitudini, le quali si fanno più evidenti quando Cina raggiunge lo splendore con la dinastia Shang, un apice che ha numerosi punti di contatto con i Sumeri o gli Egizi.

La decadenza degli Xia, attribuita dalle cronache confuciane alla degradata morale del suo ultimo re, Jie, ГЁ dovuta in realtГ  alla corrispondenza con la crescente dinastia rivale degli Shang. Di fatto, gli scavi di Erlintou ci mostrano una decadenza proprio quando sorgono i centri di Erligang e Yashi (i primi centri Shang), da qui il lungo processo per il quale gli Shang ottennero la supremazia sui Xia.


Dinastia Shang

Se con i Xia non disponiamo di rilevanti fonti storiche e addirittura si dubita della loro esistenza, con i Shang ritroviamo un’abbondante documentazione. In primo luogo, per le fonti scritte dei secoli posteriori, e soprattutto per le iscrizioni ritrovate sui bronzi, che ci proporzionano numerose informazioni sulla vita e la cultura dell’epoca. Si sono ritrovati anche numerosi frammenti di conchiglie di tartarughe e scapole di bovini usate nei riti religiosi, sopra i quali si scrivevano indicazioni su questa stessa pratica, così come il risultato delle predizioni che venivano fatte. Negli ultimi anni, poi, si sono rafforzati gli studi sugli scavi di Anyang ed Erligang.

La stirpe reale degli Shang, e probabilmente lo stesso stato, potrebbe essere contemporanea agli Xia. Di fatto, secondo la leggenda, il suo primo personaggio illustre, Xie, figlio dell’imperatore Tiku e la giovane Jiandi, aiutò a Yu il Grande a combattere le inondazioni.

I primi Shang si muovevano per i territori a sud della provincia di Shandong, in quel momento terra di paludi con poche zone secche. Forse la cooperazione necessaria tra i villaggi per arare le terre inospite favorisce la creazione di un’unione, di uno stato. Il dato sicuro è che gli Shang furono acquisendo sempre più potere tra le tribù dell’est, chiamate generalmente Yi, con le quali mantengono forti legami, di tal forma che quando il regime degli Xia si debilita, gli Shang già erano i loro rivali più potenti.

È importante segnalare che l’esistenza dei tre stati Xia, Shang e Zhao (500 anni dopo gli Shang) è più o meno simultanea, arrivando ognuno ad un’egemonia in diversi periodi storici, comparabile con la posizione egemonica conquistata dalla Spagna, Francia e Inghilterra in successivi periodi della storia moderna europea. A parte questi, esistono altri stati, più o meno potenti, che spesso sono determinanti al mantenimento del potere per queste dinastie, così come influiscono nella loro caduta e decadenza.

L’epoca di dominio Shang si estende per 600 anni, dal 1700 a. C. al 1100 a. C. nonostante ritroviamo due fasi ben separate di sviluppo. Una nella sua prima capitale Erligang, e l’altra ad Anyang, e tra le due un periodo di crisi, dove ci arrivano poche notizie motivate dalla lotta dinastica, attacchi esterni o disastri naturali.

Tradizionalmente si considera che il re Tang fu colui che distrusse definitivamente gli Xia. Tang è considerato dalla storia un comandante capace e virtuoso. Stabilisce la sua base ad Erligang, proiettando quello che sarà il governo Shang. Governano dal 1500 al 1300 a. C.; una gran città di 25 Kmq, con una muraglia di terra pressata di 7 km di perimetro, alta 9 metri e larga 22 metri. Erlingang è una città ricca, al suo interno troviamo i palazzi e all’esterno i laboratori artigianali. Non è però possibile proseguire con gli scavi archeologici perché sopra Erligang si è costruita l’attuale città di Zhengzhou, capitale della provincia di Henan.


La societГ  Shang

La società Shang è classista e militarizzata, con a capo il re, seguito da un’aristocrazia nobile, contadini e schiavi. L’agricoltura e la pastorizia si sono sviluppate parecchio a partire dalle opere d’irrigazione, con nuove tecnologie agrarie e nuove specie vegetali da coltivare, con le quali si genera ricchezza. Nonostante tutto questo sviluppo non si considera il livello di vita dei contadini, che per secoli rimane invariato. Di fatto, i piccoli villaggi di quest’epoca, secondo quello che ci raccontano gli scavi archeologici, rimangono legati alle caratteristiche della civilizzazione Longshan, fatto il quale dimostra che la ricchezza era ridistribuita solo all’interno dell’aristocrazia. Nella piramide sociale, sotto i contadini ci sono gli schiavi, catturati durante le guerre, che coltivano i campi o si occupano degli animali dei signori. Gli schiavi erano sacrificati, come i bovini, o sepolti vivi accompagnando i funerali dei potenti.

Il re è la massima autorità politica e religiosa; esercita il potere temporale coadiuvato da una serie di ministri; e il potere spirituale con l’appoggio di sciamani e indovini; l’azione militare con un poderoso esercito, che utilizza armi in bronzo, caschi, scudi di pelle, e posteriormente carri da guerra, diretto dai nobili dei clan alleati, che comandano direttamente sui guerrieri del proprio villaggio. Come ci racconta il professor Chang, la discendenza reale era composta da dieci tribù divise in due segmenti, che si davano il turno al momento del comando, il re è assistito da un ministro che appartiene al clan opposto, per mantenere una sorta di equilibrio tra le alleanze, e che preparava la successione dello stesso a favore di qualche appartenente alla sua stessa fazione. I primi ministri, che a volte correggeva il re o lo consigliava saggiamente, rappresentano il potere della metà dei clan della successione reale. Votati a che il buon governo del re arrivi ad uno stato di prosperità; i ministri occupano un ruolo che nei secoli successivi viene rappresentato dagli intellettuali e i letterati vicini all’imperatore. Sia le città che i loro cimiteri erano perfettamente disegnate, con le zone dove abitavano le due metà rituali. Al centro vivevano i nobili, mentre i contadini e artigiani avevano il loro proprio quartiere, separato dai nobili. Tutta la città era circondata da muraglie. La vita della classe dominante era sempre più complessa, utilizzando articoli lussuosi che fecero prosperare l’artigianato, specialmente le manifatture in bronzo. Si stabiliscono percorsi commerciali con paesi lontani, da dove arrivano le monete, conchiglie di ciprea, provenienti dalla costa a sud del Yangtze e luoghi ancora più lontani; le tartarughe da usare durante i riti degli indovini; il rame e lo stagno per fondere il bronzo, e altri beni necessari nella vita della nobiltà come, per esempio, la giada. L’uso di oggetti sontuosi da parte della nobiltà, favorisce l’artigianato e il commercio. Nelle città sono numerosi gli artigiani che si dedicano alla produzione di articoli di lusso che chiedono i nobili: bronzi e giada specialmente.


Il nascere della scrittura cinese

Il bronzo diventa l’oggetto di lusso per eccellenza. La ricchezza dei nobili si misura più con il bronzo che con il denaro. È per questo motivo che durante questa dinastia la metallurgica del bronzo si sviluppa senza uguali, raggiungendo un livello estetico elaborato senza confronto anche in tempi posteriori. Alcuni autori pensano che lo sviluppo della ceramica sia un agente determinante in quello del bronzo; molti pezzi e motivi hanno una gran somiglianza. L’esistenza di culture come quella di Sanxingdui, praticamente contemporanea agli Shang, con una metallurgica ugualmente avanzata, fa pensare alla possibilità di connessione con un’evoluzione e sviluppo ancora sconosciuti. I bronzi shang sono all’apice della metallurgica della Cina antica. A volte hanno un’iscrizione che ne spiega la loro funzione; uso frequente in libagioni rituali ci fa pensare che il liquore aiutasse a raggiungere uno stato di trans agli sciamani. In queste inscrizioni sui bronzi e in quelli realizzati a scopi rituali sui gusci delle tartarughe o scapole di bovini è dove ritroviamo per la prima volta la scrittura cinese come tale. Si può affermare dunque che la scrittura cinese nasce con la dinastia Shang. O più precisamente con lo spostamento della capitale ad Anyang, da qui è quando si usa costantemente nelle pratiche dei sacerdoti-sciamani. Ancora oggi non conosciamo dettagliatamente il suo sviluppo, prima di Anyang solo si sono ritrovati alcuni gruppi di segni che non si possono definire scrittura, neanche rudimentale, mentre ad Anyang appare una scrittura ben definita. È una scrittura che nei suoi primi pittogrammi descrive semplici fenomeni della natura, come l’acqua, il sole, la luna o le montagne, ma che poi evoluziona descrivendo concetti astratti, sentimenti e idee.

Anche se il nascere della scrittura cinese sembra strettamente collegato con situazioni di tipo rituale-religioso, il suo utilizzo posteriore vedrГ  regolare il commercio e servirГ  per stabilire norme tra i cittadini: le leggi.

La scrittura delle leggi sarà quella che si diffonderà e propagherà nella cultura Shang, convergendo e aiutando a costruire la base della cultura cinese: con l’apparizione della scrittura si distinguono i popoli e le culture che appartengono all’ambito cinese e quelli che ne restano fuori.


La religione Shang

La religione shang postulava che Xie, il primo antenato imperiale, era figlio di Shangdi, dio del cielo e signore indiscusso che governa l’universo. Assicura che gli imperatori si trasformavano in dei dopo la loro morte, mentre in vita potevano entrare in contatto con gli antenati deificati intercedendo per conto del popolo. Questa capacità di mediare fra uomini e dei, trasforma l’imperatore nel sommo sacerdote della religione, fatto questo che a sua volta giustifica e perpetua il potere. In questo aldilà era dove governavano gli antenati degli Shang, ed era dove andava la gente comune dopo la morte. Il culto agli antenati che si sviluppa in questo periodo viene generato dal processo di deificazione e dalla conversione ad abitanti del cielo. I potenti, al momento della morte, venivano sepolti con numerosi oggetti di valore: oggetti di bronzo, monete di ciprea, animali, carri e schiavi decapitati a scopo rituale. Nell’ultimo periodo quando il loro potere era all’apice e le ricchezze si accumulavano ad Anyang, si sono ritrovati sepolcri con sacrifici di centinaia di schiavi. L’obbligo principale del re, quello che giustifica la divinizzazione davanti al popolo, veniva rappresentato dal controllo del calendario, la base in una società agricola. Da qui si sviluppano le osservazioni astrologiche, si registrano eclissi di sole e luna, sulla base del calendario Xia che ora viene notevolmente migliorato. Non è casuale che i nomi rituali dei dieci clan della successione reale coincidano con quelli dei giorni dell’unità basica del calendario. Per gli Shang l’anno si divide in sei mesi, ognuno dei quali comprende sei periodi di dieci giorni. Per cui l’anno solo aveva 360 giorni, così che quando lo ritenevano necessario, aggiungevano un periodo di 5 giorni per arrivare ai 365 del ciclo solare. Parallelamente alla religione ufficiale ne esistevano altre più popolari, con dei riferimenti locali, come il culto alla terra (Tu) o al miglio (Gu), per i quali si costruiscono piccoli templi in ogni villaggio ed erano serviti da sacerdoti con caratteristiche sciamaniche chiamati Wu. In questo universo religioso scopriamo anche piccoli templi e credenze relazionati con fenomeni naturali, come il dio del Fiume Giallo, delle montagne, di altri fiumi o boschi, o quelli che venivano venerati secondo le stagioni.

Nella fase posteriore ad Anyang, ritroviamo numerosi gusci di tartaruga e scapole di bovini, che ci fanno pensare ad uno sviluppo sostanziale delle pratiche religiose e rituali. Con questa nuova esigenza nasce una schiera di sacerdoti, una nuova e piГ№ potente figura sociale che era dedita a chiedere pioggia in primavera, vittoria nelle battaglie o esiti di campagne di caccia e spedizioni commerciali.

L’influenza Shang sullo stato contemporaneo è specialmente culturale e rituale, anche se ancora non conosciamo il centro rituale di questa cultura, esistono però numerosi luoghi dove si pratica la religione. Addirittura, di sovente, la conquista di popoli nomadi si riveste di un aspetto religioso, giustificata dalla mancanza di rispetto ai riti Shang.


Lo stato Shang

Lo stato Shang era fortemente militarizzato. L’organizzazione del suo esercito avveniva con batterie di cento soldati con armi di bronzo, utilizzavano carri da guerra sui quali combattono gli aristocratici. L’esercito non solo serve alla difesa dall’esteriore. Nel paese abbondavano le città fortificate, governate dai nobili con discendenze o provenienza familiare con i reali, che avevano una certa autonomia per dominare il popolo nel proprio territorio e riscuotere tasse tra i contadini. Il nobile solo doveva sostenere il re con le tasse e accompagnarlo in guerra. Lo sviluppo dello stato shang si basa nel commercio (tartarughe e conchiglie di ciprea usate come monete), la guerra (con campagne continue contro i popoli vicini) e la religione (articolata intorno al culto per gli antenati e un clan che vive in città fortificate).

Gli Shang sono organizzati in villaggi intorno al centro cerimoniale; il più importante è quello della capitale dove risiede il re. Lo stato Shang è quindi composto da vari stati che riconoscono l’egemonia del principale. Vi sono ancora molti stati barbari, anche all’interno della frontiera ci sono villaggi che non riconoscono né la cultura né la religione imposta dagli Shang.

Nella pratica, nei luoghi piГ№ vicini alla capitale erano i parenti del re a governare sulle terre, allontanandosi dal centro troviamo gli alleati che riconoscono la superioritГ  spirituale del re, e nelle lontane terre periferiche ci sono villaggi commerciali che mantengono una periodica comunicazione con la capitale.

Vediamo quindi che gli Shang non erano i re di un mondo unito sotto di loro, bensì i governanti più potenti di un mondo multicentrico e multiculturale. Le dinastie posteriori, con desiderio di legittimare il dominio nella Cina centrale, attribuiranno un potere e controllo politico agli Shang che possibilmente non hanno mai avuto.


Gli Shang ad Anyang

La prima capitale degli Shang, Erligang, venne abbandonata repentinamente ed ancora non ne conosciamo la ragione. Il cambio di capitale ad Anyang si fece sotto il re Pan Geng. Fu questo re a trasferire la capitale sulle sponde del fiume, e proprio una serie di catastrofiche inondazioni sono quelle che metteranno fine alla prima fase della dinastia Shang e la definitiva ubicazione delle successive capitali in zone montane, a salvo dai capricci del fiume. Vicino al fiume gli Shang mantengono il potere per 263 anni, ed ГЁ dove ritroviamo il vero sviluppo di questa societГ : qui creano la scrittura cinese, arrivano al massimo splendore nella fusione del bronzo e raggiungono un maggiore sviluppo sia politico che economico. Fino ad oggi hanno ritrovato due capitali shang vicino ad Anyang. La prima, Huanbei, ГЁ stata scoperta da pochi anni, qui si puГІ ammirare una delle grandi costruzioni Shang. Г€ la cittГ  recintata, con un centro politico cerimoniale composto da piГ№ di 25 edifici su un totale di 10 ettari, provvista di strade ampie quasi 8 metri e con 2 metri di marciapiede. Si pensa che questa fu la capitale fondata da Pan Geng.

La seconda, Yinxu, dovrebbe esser stata fondata da Wu Ding, nonostante sia stata scoperta nella prima decade del XX secolo, non si sono ritrovati resti anteriori al suo regno. Durante i 59 anni che Wu Ding regnò realizzò numerose campagne militari che estesero il dominio Shang. In questa urbe troviamo un’estesa produzione di bronzi, più numerosi sacrifici umani, e sempre più accentuata la concentrazione di poteri nella figura del re. Si dice che uno dei suoi più famosi generali si chiamava Fu Hao ed era una delle sue mogli.

Fu la sua sepoltura l’unica tomba imperiale degli Shang scoperta intatta, (anche se poi saccheggiata); nella tomba si sono ritrovati favolosi tesori, ricca di bronzo e con un buon numero di animali e schiavi sacrificati in forma rituale. Fu Hao sostiene diverse campagne militari contro il nord e occupa il governo di alcune città importanti. Il ruolo delle donne nobili con gli Shang è praticamente uguale a quello degli uomini, anche se sono impossibilitate a raggiungere i vertici del potere. Agli inizi di questa dinastia la società manteneva ancora forti linee matriarcali. Ci sono testimonianze di Re che offrono in sacrificio la figura paterna e uomini che si incorporano nel clan delle donne. Questo dato ci fa pensare che le donne non siano solo le padrone della casa ma anche della famiglia. In questa epoca si fanno sacrifici per le antiche regine, e i figli si considerano discendenti dalle madri. Si fa uso di un ampio concetto di “padre” e “madre”, che comprende anche gli zii, si può cosi disegnare una società che traccia linee di appartenenza ad un lignaggio determinato più importanti che ad un singolo progenitore biologico.

Dopo la morte di Wu Ding si rallenta e poi ferma del tutto l’espansione esterna, sostituita da quella interna. Questo porta alla rotazione di nuove terre e all’eliminazione dei popoli non agricoli all’interno delle frontiere Shang, rafforzando, di conseguenza, la burocrazia statale e provinciale.

Con gli ultimi re Shang si può notare un aumento delle attività militari – continuano le campagne contro i Qiang dell’ovest o gli Yi dell’est- e un debilitarsi delle alleanze tribali che li mantengono al potere. Durante la epoca di Yi (1191-1155 a. C.) gli Yi dell’est, tante volte sconfitti, attaccano agli Shang, obbligandoli a stabilire una capitale secondaria ad est, nell’attuale Qixian, provincia di Henan.


Decadenza Shang

L’ultimo re Shang fu Zhou Xin (1154-1122), un re crudele e dissoluto. Gli storici attribuiscono la sua caduta ad una vita dedicata ai piaceri, menzionando come esempio la costruzione di un enorme giardino con uno stagno di vino, con carne cotta appesa agli alberi, dove il re giocava nudo con le sue favorite. La ragione della caduta del governo la ritroviamo in un evento politico, l’assassinato del primo ministro Bigan. Con questo evento si rompe definitivamente l’alleanza con i dieci lignaggi della successione; fatto questo che dividerà l’equilibrio del clan Shang: Bigan non è solo lo zio dell’imperatore, assessore e primo ministro; ma bensì la più grande autorità dei clan in questo momento. un’altra causa della sua caduta in disgrazia potrebbe essere la storia d’amore con la regina Daji. Varie interpretazioni vedono qui l’intento di trasformare la dinastia in ereditaria, legando il potere a suo figlio e trasformandolo in successore, distruggendo così l’idea di monarchia rotativa. Quest’evento spiegherebbe anche l’ultimo fracasso in battaglia dell’imperatore. Il monarca fu abbandonato dai suoi uomini. Intrighi di palazzo regnano in quest’epoca.

Zhouy Xin cercò di compensare la rottura dell’alleanza dando autonomia e potere ai capi delle maggiori tribù a ovest del territorio, tra i quali gli Zhou. Possibilmente non vennero rispettati questi accordi e quest’ultimi trameranno la ribellione. Secondo la leggenda, il re We degli Zhou, approfitterà la permanenza in prigione per scrivere il primo dei testi classici cinesi. I Ching, Libro dei Mutamenti. La leggenda narra la liberazione del re solo quando il figlio, il re Wu, pagherà una gran quantità di ricchezze per riscattarlo.

We e Wu formeranno un esercito sempre più forte ad ovest, mentre gli Shang continuano a debilitarsi, soprattutto non avendo più il favore del popolo, e per gli attacchi degli Yi da est. Così che quando il re Wu attacca Zhou Xin, riuscirà nell’intento praticamente senza sforzi, nella battaglia di Muye, mettendo fine alla dinastia Shang.

Ancora dobbiamo conoscere molto sulla Cina degli Shang, non possiamo ancora affermare con sicurezza che stiamo parlando di una sola dinastia. Le differenze tra i primi Shang e gli ultimi sono evidenti; poco sappiamo del periodo di tempo precedente allo stabilirsi definitivamente ad Anyang, e ancora non si sono localizzati né scavati i resti delle capitali politiche, né quelle religiose e spirituali; la chiamata città Shang dove risiedevano i templi e le maggiori costruzioni religiose. Data la mancanza di molte fonti storiche che avallino le leggende, risulta probabile che l’idea che ci siamo costruiti di questa dinastia sia stata formata negli anni successivi e non dallo studio approfondito della stessa.


Relazione della cultura Shang con altre culture antiche

Da tempo gli storici trovano punti di connessione tra la cultura Shang e le altre culture dell’Oriente prossimo, specialmente Mesopotamia ed Egitto. Qualsiasi campo della cultura e società a cui ci avviciniamo ha inevitabilmente punti di contatto, grandi somiglianze dalle quali si deduce un inevitabile contatto tra culture e relativa contaminazione culturale. Come in altri aspetti della storia, gli interessi nazionalisti a volte frenano gli studi oggettivi. In Occidente ci sono marcate divisioni tra i diffusionisti e gli isolazionisti.

I �diffusionisti’ affermano che tutte le grandi culture dell’umanità sono state create dalla diffusione dei loro elementi principali dal più antico popolo dei Sumeri, su un percorso che sarebbe sostanzialmente: Sumeri-Egitto- Valle dell’Indio- Cina ed India- Culture precolombiane. Gli isolazionisti, dall’altra parte, pensano che ciascuna delle grandi culture si sia evoluta in modo indipendente, essendo una creazione e sviluppo delle popolazioni locali.

Notizie recenti ci fanno conoscere la continuità culturale dell’Asia Centrale in date anteriori al 2000 a. C., dovute a contatti commerciali e culturali con Europa e Asia, da qui è verosimile che alcuni elementi della cultura cinese e nello specifico di quella Shang possono essere stati trasmessi da Occidente. Sia con i Shang che con i Sumeri e gli Egizi ritroviamo nella classe sacerdotale che governa lo stato e con il re-sacerdote a capo, dei riti funebri che comprendono sacrifici umani , lo sviluppo del sistema numerale, alcuni rituali funebri di questi sovrani che includono la sepoltura di centinaia di persone con i sovrani stessi.

Lo sviluppo di due sistemi numerici, ancora utilizzati in tutto il mondo sviluppato, sono il decimale e il sessagesimale, uno usato per gli affari e l’altro per i rituali; la costruzione di enormi capitali come centri politici e religiosi, circondati da un muro, in cui viene creata un’imponente architettura con colonne ben sviluppate e sculture in pietra; l’uso generoso di strumenti in bronzo, armi e oggetti rituali, un sistema di scrittura ben sviluppato e l’introduzione di carri di bronzo. Pulleyblank indica grano, orzo e carrozze trainate da cavalli come segni di evidente importazione dall’occidente, le culture che hanno interagito pacificamente per 4-5.000 anni ora concludono violentemente la loro era, ribadisce Pulleyblank: “sembra probabile che uno stimolo dall’ovest avrebbe avuto un ruolo significativo nell’inaugurazione dell’età del bronzo cinese.“

Per la trasmissione di questa serie di innovazioni politiche, religiose e tecniche che possono portare un regno a dominare coloro che lo circondano, non ГЁ necessario un grande movimento di popoli, basta con la presenza di un piccolo gruppo di intellettuali, sacerdoti o missionari. Ne vedremo un esempio con la presenza dei gesuiti nei tribunali degli imperatori Ming e Qing, dove questi religiosi hanno introdotto profondi cambiamenti politici, economici e militari.


Popoli della periferia Shang: Qiang e Yi

Nelle periferie del mondo Shang ancora vivevano popoli che riuscirono a mantenersi liberi dalla trasformazione politica e sociale degli Shang. SocietГ  agricola, cacciatori o pastori nomadi con i quali gli Shang mantengono relazioni commerciali, politiche e militari. Molti dei popoli dei quali i nomi appaiono negli ossi oracolari, come gli Yang, possiedono una cultura semplice di caccia e pesca, sono spesso assorbiti durante questi anni da altre civiltГ .

Dei popoli che vivono nella periferia, quelli che influenzano maggiormente il loro sviluppo politico sono i Qiang e gli Yi. I Qiang appartengono alla parte occidentale della provincia di Shaanxi, e possibilmente si estenderanno per le provincie vicine. Probabilmente sia stata una popolazione numerosa e con un buon esercito, giacché le guerre contro di loro si susseguono durante tutta la dinastia Shang. Le vittorie su questo popolo, con la cattura di numerosi prigionieri, fino a 30.000 in una sola battaglia, fa pensare ad un’importante storia economica ed umana. Infatti, nonostante i continui attacchi subiti dagli Shang nel corso dei secoli, le cronache delle successive dinastie continuano a menzionarlo come un popolo potente insediato in una regione vicina a quella degli Shang. Posteriormente si spostò a sud-ovest dove alcuni dei loro discendenti sopravvivono ancora oggi.

Gli Yi vivevano ad est degli Shang, nella provincia di Shandong. Forse in un principio i due popoli erano alleati. Alla fine della dinastia Shang, la guerra contro gli Yi provocherà l’indebolimento dell’esercito e della società stessa, facilitando la sconfitta per mano degli Zhou.

Ancora più distante dal centro degli Shang, esistevano una serie di città delle quali abbiamo pochissime informazioni; alcune di loro avevano una relazione solo commerciale con gli Shang. L’uso da parte degli Shang di enormi quantità di gusci di tartaruga, conchiglie cauri, bronzo, giada e altri oggetti di lusso avrebbe dovuto stimolare la creazione di importanti centri commerciali anche lontano dalla loro sfera economica o politica. Questi centri commerciali mantengono relazioni nel sud, con altri centri politici che hanno mantenuto un’indipendenza nell’evoluzione culturale.

Resti di altre culture ancora poco studiate continuano ad apparire, stabiliti in diverse parti dell’attuale Cina, da Pechino a Gansu e il bacino del Yangtze; culture queste che rimangono al di fuori del dominio Shang. Il modello classico dell’evoluzione storica della Cina vacilla, come afferma Jettmar Karl: “È stato confermato che un gruppo di culture importanti e altamente attive esiste da molto tempo e che la loro interazione ha dato origine alla civiltà cinese”.


La civilizzazione di Sanxingdui

Numerosi resti di antiche città sono stati scoperti nel bacino dello Yangtze, indicando l’esistenza di civiltà contemporanee, se non precedenti, rispetto a quelle conosciute lungo il Fiume Giallo. Interessanti sono i siti archeologici vicino a Chengdu, capitale della provincia di Sichuan, anche se ancora non sappiamo se siano relazionate tra di loro. A Longman si sono ritrovati alcuni resti di un edificio piramidale, possibilmente un tempio, nel centro di una città fortificata, costruito nel 2500 a.C.. Nella zona di Sanxingdui ci sono stati ulteriori ritrovamenti.

Questi studi stanno rivoluzionando il concetto di storia cinese studiato fino ad ora, in alcuni scavi, probabilmente luoghi utilizzati per svolgere lavori sacrificali, sono stati trovati oggetti in bronzo perfettamente modellati. Tra questi spicca una grande figura di due metri e mezzo di altezza che si ritiene essere un re sacerdote (con un drago nel suo copricapo) e un buon numero di enormi maschere rappresentanti il Re. La presenza di una cittГ  fortificata e numerosi oggetti rituali suggerisce uno stato di dominio ben consolidato su un vasto territorio.

Si pensa che Sanxingdui sia diventato un centro politico e culturale nella regione intorno al 2800 a.C. La sua esistenza si prolungherebbe per duemila anni, poi sostituita intorno al’800 a.C. per il regno degli Shu. In questa prime fasi della cultura Sanxingdui, sono stati ritrovati lavori in giada con splendide intagli, che sembrano collegarle ad altre culture del fiume Yangtze; teoria coadiuvata da altri oggetti di bronzo, con lo stesso stile. Possibilmente Sanxingdui ha avuto contatti con le culture del nord, però non ne troviamo nessun indizio, la tematica delle loro sculture non rappresenta nessuna somiglianza.

La scoperta di un gran scettro d’oro lungo 130 centimetri e largo 3, suggerisce un potere monarchico ben consolidato. Per quanto riguarda la religione, possiamo formulare solo congetture, sebbene gli esperti credano che abbia combinato il culto della natura e quello degli antenati con la credenza in un Dio supremo.

Non conosciamo molto la vita di questa civiltà; Sanxingdui solleva così tante domande alle quali non abbiamo risposta che il concetto di cultura cinese e storia dell’Asia centrale verranno ripensati. Si ritiene che Sanxingdui sia la predecessora della primitiva cultura Shu, che fiorì in seguito in queste regioni, con una vasta popolazione diffusa su un ampio territorio e che aveva sviluppato un sistema politico avanzato. Nonostante questo, non abbiamo ancora verificato l’esattezza delle date in cui fiorisce questa nuova civiltà.

Non conosciamo le tecniche per lavorare il bronzo, come si sia sviluppata la fusione del materiale, il ruolo che giocava la città nelle funzioni politiche e religiose, o la scrittura da qui sviluppatasi. Sono numerose le domande alle quali, all’oggi, non c’è risposta.

Come considera Dolors Folch, dopo le scoperte degli ultimi anni, si inizia a pensare che gli Shang siano solo “uno dei multipli stati del bronzo disseminati nella geografia cinese”.


Feudalesimo ed espansione della dinastia Zhou

Gli Zhou discendono dal re Qi, nella mitologia considerato come un dio dell’agricoltura, un contemporaneo di Yu il Grande. Le sue terre erano nell’attuale provincia di Shaanxi, dove progressivamente vanno costituendo uno stato che apprezza l’influenza del popolo tibetano e turco, che vivono sulla loro frontiere.

Alla fine della dinastia Shang, gli Zhou dominano la maggior parte della provincia di Shaanxi. Il re Wen degli Zhou viene nominato duca delle Regioni occidentali dall’ultimo re degli Shang (posteriormente sarà però imprigionato per criticare la politica degli Shang).

Alla morte di Wen, il re Wu, approfittando dello stato forte di Zhou generata dalle riforme di suo padre, dichiarerà eretici gli Shang per aver rotto il rapporto tra i clan e per aver modificato il rituale di successione (vedi l’ultimo periodo Shang). In questo modo ottiene il sostegno di una buona parte dei nobili in un attacco finale alla, dinastia Shang, sempre più indebolita dalle guerre contro gli Yi. Nella battaglia di Muye, gli stessi soldati Shang si ribelleranno contro il loro re, che si suiciderà bruciandosi nel palazzo reale.

La battaglia di Muye mette a termine la dinastia Shang ma non conferisce agli Zhou lo status di dinastia dominante. Il re Wu mantiene la sua capitale ad Hao, nei pressi dell’attuale Xian, dove riunisce intorno a sé alcuni dei potenti signori un tempo alleati con gli Shang. Alla morte del Re non si può dire che le battaglie siano finite. Nasce subito una ribellione nella capitale Shang, promossa dai suoi stessi fratelli e da alcuni nobili Shang. Sarà sotto il regno di suo figlio, il re Cheng, i cui primi anni sono segnati dalla reggenza di suo zio, il duca di Zhou, quando lo stato di Zhou è veramente consolidato e organizzato.


Il duca di Zhou organizza lo stato

Il primo compito del duca sarГ  sconfiggere i popoli che ancora appoggiano gli Shang. Dopo questa vittoria, per consolidare il suo dominio nella zona, costruisce una capitale fortificata a Luoyang.

Al fine di gettare le basi morali che giustificano la sostituzione della dinastia Shang con lo Zhou, formula il “Mandato del cielo”, un’intera rivoluzione religiosa che legittima la dinastia e diventa il nucleo dell’azione religiosa imperiale. Secondo questa nuova teoria, un imperatore è obbligato, come intermediario tra il cielo e gli uomini, a celebrare i riti e garantire il benessere del popolo. Quando una dinastia non adempie a questo mandato, il suo rovesciamento non è solo giustificato, ma è inevitabile. Gli uomini sono solo uno strumento nelle mani degli dei per effettuare quel rovesciamento. Se a coloro che hanno posto fine a questa dinastia viene assegnato il mandato del cielo, possono sostituirlo. L’imperatore, quindi, governa con la sua virtù, perdendo il diritto di continuare a governare quando gli manca quest’ultima. Con questo semplice concetto non sarà solo possibile giustificare il rovesciamento di una dinastia considerata legata al cielo, ma anche che i nuovi imperatori sono figli del cielo come i deposti. Quest’idea sarà in vigore in Cina fino al XX secolo. Per organizzare l’impero, il Duca di Zhou inizia concedendo feudi ai suoi parenti e alleati più stretti nelle campagne di guerra, mantenendo persino i discendenti della dinastia Shang, da allora in poi conosciuti come Duchi di Song. L’obiettivo è quello di non denigrare gli antenati Shang e quindi impedire alle figure dei loro potenti Re di agire come fantasmi sulle loro conquiste; si garantisce che in questo modo la collaborazione dei soggetti Shang nella costruzione del nuovo stato, poiché, avendo quest’ultimi, al momento della loro caduta, uno sviluppo culturale maggiore rispetto a quello degli Zhou, i loro uomini hanno maggiore esperienza nell’amministrazione, nel commercio e nell’artigianato. Secondo l’importanza dei feudi, ricevono diversi titoli, paragonabili a quelli europei di: duca, marchese, conte, visconte o barone.

Negli anni seguenti continueranno ad essere concessi feudi più piccoli, piccole città fortificate con campi circostanti, assegnate ai suoi generali, alleati e altre figure importanti, alcuni dallo stesso sovrano, e altri dai nobili che hanno ricevuto i più grandi appezzamenti di terreno, che ripetono lo stesso processo per garantire ai suoi seguaci il governo di unità amministrative più piccole. Alla fine del processo di consegna dei feudi, sarà stata raggiunta una cifra compresa tra 1.000 e 1.500 entità politiche subordinate al re degli Zhou. Gli eventi politici più importanti dei secoli successivi sono scanditi dall’assegnazione di una dozzina di ducati più grandi. Questi grandi ducati mantengono la relazione con il maggior stato Zhou che viene riconosciuto come “primus inter pares” dagli stessi. Non disponiamo di dati riguardo le entità minori, però è probabile che abbiamo seguito lo tesso processo, riconoscendo il ruolo centrale dello stato degli Zhou. La relazione del re con gli stati satelliti si realizza su tre piani: il sistema religioso, dove il Re stesso prende potere e diventa re-sacerdote, il sistema tributario, e il sistema militare.

Il Re, da parte sua, oltre a consegnare ai nobili il governo su un territorio, li sostiene inviando funzionari, di solito dell’amministrazione Shang. In campo militare, stabilisce due grandi guarnigioni, una nella capitale Hao e l’altra a Luoyang, dove è stata istituita una seconda capitale per controllare i vasti territori orientali, garantire il controllo politico del centro del paese ed imparare direttamente dall’amministrazione Shang a governare il paese. Le guarnigioni di queste due città vengono in aiuto dei nobili bisognosi. Non bisogna dimenticare che in quei tempi molti ducati sono circondati da popoli nomadi o semi-nomadi, che non partecipano ancora alla cultura cinese, e che l’espansione politica e culturale dei nobili Zhou sulle loro terre porta a frequenti scontri, ai quali dobbiamo aggiungere gli attacchi delle città di confine. La parte dell’esercito stanziata in queste due città vanno in aiuto ai nobili per il buon governo. Non dobbiamo dimenticare che molti di questi ducati erano circondati dalle regioni nomade o seminomadi, che ancora sono fuori dalla cultura cinese; l’espansione politica e culturale dei nobili Zhou sulle loro terre li riporta spesso a confrontarsi con queste culture esterne.

Per governare questo vasto impero con la sua complessa rete di stati fiscali, il re Zhou crea un’amministrazione nella capitale, con quattro ministeri principali: Terra, Guerra, Edilizia e Giustizia, le cui spese cresceranno all’aumentare delle esigenze di servizi amministrativi e militari che offre ai suoi nobili. Da qui la necessità dell’obbligo di pagare le tasse; qualcosa che era puramente simbolico per riconoscere la solo supremazia, diventerà un contributo necessario per mantenere le spese di questa stessa amministrazione, generando le prime tensioni tra il potere centrale e i poteri periferici. Per agevolare la gestione amministrativa, viene creata una nuova classe sociale: quella dei dipendenti pubblici, fondamentali in un futuro prossimo.

Con questa distribuzione nei feudi, gli Zhou sono al centro di un territorio molto piГ№ vasto di quello degli Shang.

A lungo termine, dato il carattere ereditario di questi ducati e lo scarso controllo imperiale, viene creata una società simile a quella dell’Europa feudale, con numerosi signori semi-indipendenti che mantengono la lealtà nominale al Re. Questa struttura politica sarà la causa della grande frammentazione che si verificherà durante questa dinastia, perché quando il potere imperiale si indebolisce e i legami familiari sono sempre più distanti, questi principati riacquistano la loro autonomia, mantenendo solo il rispetto rituale della figura dell’imperatore. La frammentazione progressiva arriverà anche nell’ambito religioso, stabilendo diversi centri di potere religioso e attribuendo sempre più spazio e potere ai duchi, ora sono i giudici delle piccole liti e problemi religiosi. I piccoli centri ricorrono ai duchi invece che al Re, sempre più distante.


La societГ  degli Zhou

È una società piramidale con al vertice il re, proprietario di tutte le terre. Sotto di lui ci sono gli aristocratici. Sia il re che i nobili posseggono numerosi schiavi, catturati in battaglia, fuggitivi per qualche delitto o venduti dalla propria famiglia; le loro vite non valgono nulla. Un pezzo di seta o un cavallo valgono cinque schiavi. Sotto i nobili nella piramide del potere, ci sono gli scrivani. Il resto del popolo si divide in contadini liberi e cittadini liberi; quest’ultimi in maggioranza artigiani, che realizzano lavori sempre più specializzati, e commercianti. Si rafforza il patriarcato e il culto al cielo. Aumentano le differenze sociali, si creano due leggi, religiosa e sistema familiare, una per i nobili e l’altra per il popolo. Si crea un sistema penale nel quale sono presenti concetti abbastanza avanzati. Come la cultura Zhou era abbastanza indietro rispetto a quella Shang, quando arrivano al potere inglobano quella Shang, mantenendola e sviluppandola. Quando si costruiscono nuove città si avallano della sapienza degli artigiani Shang. La casa reale Zhou possibilmente utilizza il concetto del turno dinastico, così come il culto degli antenati. La scrittura si popolarizza in oggetti di bronzo di uso quotidiano. L’agricoltura si evolve con l’uso di numerosi attrezzi e più variate specie vegetali. La religione prende molte delle forme Shang. Oltre a Shangti (dio del cielo), sostituito da Tian (cielo), ci sono gli dei di montagne e fiumi, campi e altri fenomeni naturali. I sacrifici umani diventano molto più rari, anche se ogni anno una fanciulla viene sacrificata al dio del Fiume Giallo. Tian (il paradiso) è colui che legittima gli imperatori, ma legittima anche il loro rovesciamento quando governano male. Durante il regno del re Cheng le politiche avviate dal duca di Zhou furono sviluppate fino al loro completamento. Cheng è sostituito da King Kang, con il quale si può dire che il sistema progettato dai suoi antenati raggiunge le sue massime prestazioni e contemporaneamente mostra le sue prime crepe. Alla sua morte, gli succedettero Re meno capaci, che regnarono in mezzo a lotte di successione. Il potere centrale inizia a indebolirsi in un processo che si acutizzerà nei secoli successivi. Il mondo cinese cresce grazie alle campagne militari dei re Zhou e degli altri stati sempre più potenti sui popoli che circondavano la Cina in quel momento. Un territorio sempre più vasto, che diventa più difficile da governare, soprattutto visto lo sviluppo delle comunicazioni in quel momento. Il declino si manifesta già con il Re Zhao, (1053-1002 a.C.) che fece numerose spedizioni militari a sud, morendo durante una di esse vicino al fiume Yangtze.

La situazione peggiora con il Re Mu (956-918 a.C.), un personaggio alquanto misterioso di cui vengono raccontate molte leggende. Ha fatto diverse spedizioni militari in Occidente e durante una di queste spedizioni incontra la Dea Madre dell’Ovest (Ximuwang), regina di un paese mitico abitato solo da donne. Negli ultimi anni pare abbia abbandonato il potere, dedicandosi alle scienze occulte. Dopo la sua morte iniziano una serie di cambiamenti, con grandi cerimonie pubbliche e battaglie crescenti, specialmente contro i popoli del nord-ovest. Ancora disconosciamo le cause, però dopo il regno del Re Mu, gli attacchi dei nomadi occidentali si moltiplicano. Qin sarà presto incaricato di proteggere quella zona di confine.


Oltre la frontiera

Come spiegano Yap e Cotrell, la storia delle città situate a nord e sud della Grande Muraglia ha seguito uno sviluppo parallelo, ma pieno di differenze. Questo perché, nonostante la loro vicinanza, le condizioni di vita sono sostanzialmente opposte. Non solo tra vita nomade e sedentaria, ma anche tra gli spazi densamente popolati e le terre vuote, tra la vita del contadino e la vita dell’allevatore. Infatti, nel sud, le ricche terre bagnate dal Fiume Giallo consentono un'agricoltura intensiva, che incrementa un numero maggiore di artigiani specializzati nella produzione di articoli di lusso; a nord, le terre aride senza piogge stagionali o capacità di irrigazione consentono solo la sopravvivenza dei popoli nomadi, in continuo movimento per sfruttare i migliori pascoli di ogni stagione dell’anno.

Con l’età del bronzo si sviluppano i centri di potere; nel nord appaiono ugualmente però non troviamo né città grandi né centri sostanziosi, quindi neanche la possibilità di produrre bronzo in centri ben assestati.

Le popolazioni nomadi commerciano con il metallo para acquisire gli oggetti pregiati lavorati con quest’ultimo o, in alternativa, saccheggiano le città del sud. Fin da epoche anteriori e con la dinastia Qing, le tensioni tra queste forme di vita erano costanti.

Entrambe economie possono essere considerate complementari, così che durante tempi di pace si sviluppa un commercio stabile tra questi popoli; i cinesi commerciano grano, stoffa, vino, che i nomadi scambiano con cavalli, bovini e pelli. L’aumento della ricchezza verificatosi durante la dinastia Zhou ha permesso la proliferazione delle città. Mentre le popolazioni sedentarie che vivono nella zona degli Zhou prosperano, aumenta, la necessità di ottenere oggetti di lusso da queste popolazioni. I semi-nomadi che praticavano una sorta di agricoltura, grazie agli scambi con i cinesi, abbandonano questa pratica, diventando sempre più dipendenti dagli scambi con le città cinesi.

Queste relazioni commerciali, a volte tese, si acutizzano ancor più quando i cinesi commerciano con popoli al di fuori dell’ambito cinese; alcune di queste popolazioni sarà integrata nella cultura cinese, ma altre ne vorranno rimanere indipendenti e mantenere le loro proprie tradizioni. Alcuni storici come Nicola di Cosmo situano la costruzione delle prime muraglie in questo contesto di aggressione dei popoli di frontiera: “La costruzione delle prime strutture di difesa statica serve a stabilire basi solide da cui gli eserciti occupanti cinesi possono controllare il territorio non cinese circostante.”


La caduta degli Zhou

Nell’841 a.C. iniziano i documenti storici in Cina. Proprio in quell’anno, il re Li, che ha governato attraverso l’oppressione e le crudeli punizioni, subisce la prima rivoluzione nella storia della Cina. Un esercito ribelle di contadini e schiavi attacca il suo palazzo, costringendolo a fuggire. I duchi di Zhou e Zhao assumono il potere, rimanendo come sovrani fino all’anno 828 a.C.. Il potere degli Zhou è in continua diminuzione. Mentre dall’esterno subiscono i continui attacchi dei nomadi, all’interno le lotte di potere sono sempre più intense.

La dinastia Zhou cadde definitivamente nel 771 a. C. quando la capitale Hao fu attaccata e saccheggiata dai Quan Rong, uno dei popoli nomadi situati ad ovest, forse istigato dai membri della stessa famiglia reale e dai più potenti ducati. King You viene ucciso durante l’attacco e la città completamente rasa al suolo, fatto questo che costringerà il suo successore, King Ping, a lasciare per sempre la casa dei suoi antenati. Lo storico cinese Sima Qian lo descrive in poche parole: “il potere della Casa Zhou è diminuito; i grandi signori feudali usarono la loro forza per opprimere i deboli. Le terre di Qi, Chu, Jin e Qin iniziarono a crescere in grandezza.“

I Qin, discendenti di un lontano parente della famiglia imperiale, avevano ricevuto come feudo le terre situate a ovest della capitale, da dove provenivano gli attacchi dei nomadi. Il loro successo nel proteggere il confine, dove avevano sconfitto i nomadi in numerose occasioni, li portò ad essere nominati “Guardiani delle frontiere occidentali”, e proprio qui divennero sempre più potenti. Alla caduta di Hao a causa dell’attacco del Quan Rong, furono loro a proteggere il re Ping in fuga verso la nuova capitale, Luoyang. Da allora rimangono signori delle terre a ovest del fiume Giallo, su entrambe le rive del fiume Wei. Ancora una volta, sembra che le differenze dentro la classe dominante e le successive lotte della stirpe reale abbiano tanto a che fare con la caduta dello Zhou quanto con l’attacco dei Quan Rong. La leggenda racconta che il duca di Sheng, alleato dell’imperatrice, indignata che il re avesse dato potere alla figlia di una concubina, favorì o istigò l’attacco dei Quan Rong. In realtà, la situazione politica si era completamente trasformata, i sempre più potenti Qin dominavano indiscutibilmente il bacino del fiume Wei. La presenza degli ultimi rappresentanti discendenti degli Zhou occidentale nel loro territorio era un anacronismo. L’attacco dei Quan Rong sembra solo il pretesto usato dai Qin per accompagnare King Ping nella decadenza. Con lo spostamento della capitale a Luoyang inizia il periodo degli Zhou orientali, però è evidente la debolezza reale e il sempre più ampio potere dei feudi, l’impero si sgretola con una forza centrifuga. Il potere degli Zhou in effetti scompare con la caduta di Hao. Da Luoyang solo governano su un piccolo territorio che circonda la città stessa. La caduta è inevitabile; saranno imperatori nominali fino al 256 a. C., ma il loro potere è inesistente.

Il ruolo dei suoi successori sarГ  puramente rituale e religioso per i secoli a venire.

In effetti, il potere degli stati è diventato troppo grande per essere controllato da un Re che geograficamente risulta distante. Gli stati sono costantemente impegnati in scaramucce con i popoli esterni, e non sono disposti a sostenere una monarchia debole che non porta nessun beneficio. Delle quasi 1.500 entità politiche stabilite all’inizio di questa dinastia, solo poco più di 100 rimangono dopo la caduta di Hao, di cui solo una manciata è politicamente importante. Alla fine della dinastia Zhou occidentale, la Cina è ancora un amalgama di popoli diversi, nominalmente dominati dai signori che vivono nelle capitali fortificate come delegati dell’imperatore e che a loro volta delegano il governo ai loro fedeli in modo piramidale.

All’inizio della dinastia Zhou, la crescita territoriale del mondo cinese è prodotta proprio dall’espansione effettuata da numerosi stati grandi e piccoli, e dall’incorporazione di popoli esterni alla loro cultura. Alla fine di questo periodo iniziano gli scontri tra gli stati già stabilitisi come tali; questi sono già familiarizzati con la guerra e ne seguono le norme, un codice che deve molto ai riti sviluppati dai primi re e che si svilupperà nei periodi futuri.

Con la fine della dinastia Zhou finisce il periodo denominato delle Tre dinastie nella storia classica cinese; un concetto questo che si avvicina piГ№ alla storia romantica che alla realtГ  dei fatti, una storia costruita su leggende e periodi dorati.




Il largo cammino all’unità



Primavere e Autunni

Con la caduta di Hao e il trasferimento della capitale a Luoyang, inizia il periodo della dinastia Zhou orientale. Г€ infatti con la caduta della capitale Hao che la dinastia Zhou perde gradualmente quel poco potere che aveva ancora, quindi gli storici optano per dividere il tempo in due epoche: il periodo delle Primavere e Autunni (771-479 a.C.), e periodo dei Regni Combattenti. (479-221 a.C.).

Il primo prende il nome dal libro con lo stesso titolo che fornisce la maggior parte delle informazioni che abbiamo di quegli anni. Tuttavia, il processo che si verifica in entrambi i periodi è molto simile. Si potrebbe dire che narrano le intricate relazioni tra quattro regni fondati alla periferia dell’impero Zhou e i loro continui conflitti per imporsi agli altri e alla fine raggiungere il dominio di tutta la Cina. Questi regni sono di Qin, Jin, Qi y Chu. Tutti loro si sono sviluppati durante la dinastia Zhou, sulla base di entità politiche territoriali, alcuni addirittura fanno risalire il loro albero genealogico fino a tempi più remoti, imparentando i loro Re con le dinastie mitologiche dell’antica Cina. Distaccano in questo periodo, costellato di autonomie territoriali, proprio per l’essere lontani dalla capitale spirituale di Luoyang e per gli innumerevoli contatti con le popolazioni di frontiera nomadi. Questa situazione territoriale, ai margini dei confini cinesi, è la causa della loro formidabile crescita.

Questo processo di concentrazione del potere ГЁ un gioco politico che dura per lungo tempo, in cui sono coinvolti sia le popolazioni barbariche e gli stessi cinesi. Alcune di queste popolazioni si stanno lentamente integrando nella corrente della cultura cinese grazie a questi stati di frontiera, altre le resistono e le combattono.

All’interno del lento processo di formazione di queste entità politiche, gli stessi villaggi saranno nemici e alleati in momenti diversi. Alla fine, coloro che non si integrano finiranno per essere espulsi e le loro terre conquistate, costringendoli a spostarsi sempre più lontano dal loro confine. Nonostante l’espulsione dai confini, il rovescio della medaglia sarà l’influenza delle popolazioni nomadi su questi stati di frontiera che saranno sempre più lontani dalla Cina ortodossa del centro, dove l’essenza della cultura Zhou rimane invariata.

Tra questi stati si crea una rivalità che però raramente porta a uno scontro aperto. Alcuni rappresentano la tradizione, altri la novità; alcuni il centro della cultura, altri il centro della forza; alcuni possono essere considerati cinesi puri, altri sono meticci con le numerose popolazioni di confine; alcuni assumono il ruolo statico che li corrisponde dopo la distribuzione dei feudi dei primi Re Zhou, altri, in continua espansione, hanno a lungo messo in dubbio la validità di quei feudi. Questa frammentazione si gioca sullo scacchiere del territorio cinese e rappresenta le nuove relazioni di nuovi stati con gli stati considerati propriamente cinesi. Da una parte si inglobano i piccoli territori, i principati che si trovano nelle vicinanze delle frontiere. Le frontiere dello Stato principale, quindi, sono separate da piccoli stati che fanno da cuscinetto. Da qui è proprio dove inizia la rivalità tra gli stati più grandi, i quali cercano di legittimare la loro esistenza e giustificare le campagne militari con un’associazione al potere spirituale dello stato degli Zhou, vestigia di un modello di unità.

Questo processo di unificazione continua di modelli politici riduce i quasi duecento principati o una ventina nel 500 a.C., dei quali realmente importanti sono solo sette. Le brevi campagne militari che si svolgono durante le Primavere e gli Autunni forniscono una conquista per i vincitori che non viene automaticamente accettata da tutti, nГ© dai conquistati nГ© dalle altre potenze, situazione questa che porta alla continua guerra stagionale.


I principali ducati della Primavere e Autunni

Qin, è uno stato che si trova nel bacino del fiume Wei, nella provincia di Shaanxi, è uno stato semi cinese semi turco. I loro governanti, che in un primo momento si occupavano di allevare cavalli per gli imperatori, successivamente proteggono la frontiera occidentale dagli attacchi dei popoli esterni, guadagnano il titolo ereditario di Guardiani dei Confini. Popoli di origine nomade, erano imparentati con altri popoli di origine turca che abitavano le steppe situate nel nord e nell’ovest della Cina e forse con altri di origine indoeuropea che, come gli Yuechi o i Tocari, vivevano nelle vicinanze.

I Qin erano già praticamente diventati i proprietari di quel territorio ancestrale degli Zhou, e non appena gli imperatori Zhou furono costretti a lasciare la loro capitale dai Rong (con l’acquiescenza dei Qin), presero il loro posto.

Jin, che si trova nell’odierna provincia dello Shanxi, risale alla fondazione della dinastia Zhou, quando un ramo della famiglia imperiale era stato inviato per governare la regione, uno dei luoghi in cui la sua conquista aveva incontrato la maggior resistenza. Lì, per secoli, i duchi di Jin hanno giocato un ruolo importante nel controllo delle tribù turche e tartare che minacciavano il cuore dell’impero. I Jin hanno anche ampliato la loro base territoriale grazie a numerose alleanze con i popoli nomadi dei confini, l’integrazione di alcuni territori nuovi, e l’assorbimento di alcuni piccoli stati della popolazione cinese, fino ad avere un confine ad ovest con i Qin. Una delle sue principali ricchezze si ottiene dall’allevamento di cavalli.

Ad est dei Jin c’era il regno degli Yan, più o meno nella regione in cui si trova attualmente Pechino. Era stato donato come feudo a un caro amico dell’imperatore quando fu fondata la dinastia; era in contatto con i Manciù e le tribù coreane che si stavano ritirandosi nella penisola, nonché con altri popoli nomadi ai quali era vetato l’accesso al cuore dell’impero. Troppo lontano dal centro rituale del potere, durante questi anni si concentrò sul garantire il suo dominio tra le tribù della zona.

A sud degli Yan, nell’odierna provincia dello Shandong, si trovava lo stato dei Qi. Era stato dato come un feudo per premiare i suoi servizi a un consigliere del primo imperatore degli Zhou originario di quelle terre. Quello che all’inizio della dinastia era una regione remota con una piccola popolazione cinese circondata da popoli barbari, era diventato alla fine il più prospero e avanzato degli stati in lotta per il potere. Nel Qi cresce uno stato che, combinando la cultura cinese con le tradizioni locali, la violenza della conquista con la tentazione del commercio, si stava convertendo in un’unica cultura più o meno omogenea formata da piccoli stati dei quali non abbiamo più notizie. Uno dei più famosi di queste entità è lo stato Yi che aveva un ruolo importante durante le dinastie Xia e Shang.

Il confine settentrionale dei Qi divenne rapidamente il terzo punto di contenimento per i nomadi esterni, costringendoli a rafforzarsi sul terreno militare. Economicamente, vive un grande sviluppo grazie alla sua padronanza della metallurgia del ferro, al commercio del sale marino e all’espansione territoriale a spese delle città situate a nord e sud dei suoi confini. Per questo motivo, anche prima della fine della dinastia Zhou occidentale, i Qi erano già considerati praticamente indipendente.

Protetti da questa barriera di regni nel nord c’erano gli Zhou, il cui dominio era limitato alla regione vicino alla loro capitale Luoyang; gli eredi Song della dinastia Shang, ad est della capitale, e altri piccoli stati governati da membri della famiglia imperiale, come Cheng, Zheng, Wei, Ji e Lu. Erano gli stati considerati ortodossi della tradizione Zhou, in cui lo sviluppo culturale era in vantaggio rispetto al militare. La loro posizione centrale, non servirà a liberarli dagli attacchi dei barbari, poiché intorno a loro continuavano a esserci una serie di città che non partecipavano alla cultura cinese, abitanti delle terre meno produttive, foreste, montagne e paludi, i cui attacchi sono registrati durante questo periodo. A sud di Henan si estendeva un paese ricco di selva ed estremamente umido, abitato da miriadi di diverse tribù, tra cui sicuramente alcuni discendenti dei Miao. I loro resti archeologici sono attualmente sparsi a sud dello Yangtze; lì governava un unico capo investito dall’imperatore ma sopra il quale non aveva nessun potere, questo leader tribale riuscì a mantenere una certa alleanza tra le tribù della zona, aggregandole sotto il nome di cultura cinese, fatto questo che le mantenne unite. Era denominato paese degli Chu, considerati barbari dagli stati situati più a nord, nonostante i loro governanti si ritenessero discendenti diretti dal lignaggio reale. Erano differenti anche nell’aspetto fisico, la lingua, le abitudini e il credo religioso.

Chu era considerato da tutti gli altri stati come il regno selvaggio ed esotico, della selva e la magia, la musica e lo sciamanismo. Nonostante questo, il popolo degli Chu fu capace di mantenere la pace internamente ed assicurare le frontiere cinesi lungo la riva nord del fiume Yangtze. Nel VII secolo si considera che questo stato abbia la forza sufficiente per partecipare alle lotte intestine per il potere. Va detto che nella zona nord cinese i popoli sono piГ№ militarizzati ed organizzati, mentre nella zona sud sono piГ№ deboli da questo punto di vista e di piГ№ facile conquista per il popolo Chu.

È in questo contesto che situiamo il termine “barbaro”, inglobando un elevato numero di popoli differenti che non partecipano al mondo culturale cinese, che non usano il loro sistema di segni per la scrittura, che non considerano l’imperatore come il governante supremo né compartono il sistema liturgico e rituale. Poco si sa delle loro culture, dal momento che quel termine “barbaro” comprende un buon numero di popoli diversi, ma in alcuni casi, non avrebbe dovuto essere così arretrato quando il contatto con loro stimola lo sviluppo degli stati che competeranno per l’egemonia.


Il tempo degli egemoni

La crescente debolezza degli imperatori di Luoyang renderà necessario un protettore. All’inizio del VII secolo a.C., Qi venne in aiuto dell’imperatore per liberarlo dall’attacco dei Tatari; poco dopo, nell’anno 679 a. C. il duca Huan de Qi (683-643 a.C.), il cui padre aveva già agito come protettore imperiale in occasione di una disputa ereditaria, si proclama protettore.

Inizia così l’era degli egemoni, in cui i diversi stati, con il pretesto di diventare protettori dell’imperatore, affermavano il loro potere egemonico, convocando incontri periodici con i re degli altri stati in cui venivano concordate una serie di politiche comune, dove si decide il destino della Cina.

Il più grande merito del duca Huan sono le sue ripetute vittorie sui Tatari settentrionali che minacciano la Cina; infatti salva Yan dai suoi attacchi nel 662, risolve la situazione ereditaria di Wei nel 658, viene espulso dal suo paese dai nomadi e protegge ripetutamente l’imperatore dagli attacchi dei Tatari. Internamente, promuove il commercio e risolve le controversie tra Stati. Durante i suoi quasi quarant’anni di egemonia è assistito nella progettazione delle politiche da Guan Zhong, il cui libro, il Guanzi, un trattato sul buon governo, è un precursore delle opere successive di Confucio e altri filosofi. Grazie a questo burocrata intellettuale si iniziano ad utilizzare queste figure nella corte, ricorsi intellettuali di famiglie non nobili che partecipano al governo dello stato. La politica di Guan Zhong porta la prosperità allo stato dei Qi. Sviluppa l’agricoltura, il commercio e l’industria del sale. Qi è il più ricco ed importante stato cinese. Nella sua capitale arrivano commercianti da tutti gli stati. Per far si che lascino ingenti somme crea la prima casa di prostituzione. Stabilisce un fondo per alleggerire i poveri. Alla morte del duca di Huan, si sussegue un decennio di lotte e scaramucce per raggiungere la supremazia, fino al 636, quando il duca Wen di Jin presiede un concilio di tutti i principi, in nome dell’imperatore, dichiarandosi così l’egemone.

Questo sarà uno dei personaggi più curiosi dell’epoca. Raggiungendo il trono di Jin dopo 19 anni di vagabondaggio attraverso le diverse corti degli altri stati e alcune tribù tatare, ha una conoscenza precisa della realtà della Cina, ma nonostante abbia il rispetto degli altri stati, non ha il Mandato del Cielo, cioè non ha abbastanza forza militare alle spalle, né un’ambizione imperiale.

Gli succede il duca Mu di Qin, che sebbene non abbia mai presieduto ufficialmente consigli per conto dell’imperatore, durante il suo regno (659-621 a.C.) fu l’uomo più potente della Cina. Forse il suo più grande merito è stato l’espansione del territorio di Qin ad ovest, che ha probabilmente raggiunto punti lontani come Dunhuang, e le sue ripetute guerre con il vicino Jin.

L’ultimo degli egemoni è il duca Zhuang di Chu. Domina la Cina dal 597 al 591 a.C. ed estende i territori di Chu in tutte e quattro le direzioni, raggiungendo parti delle attuali province del Sichuan e del Guizhou.


Conferenza di pace

L’età degli egemoni non porta la pace in Cina. L’inimicizia quasi continua tra Jin e Chu, le controversie territoriali tra Qin e Jin e le politiche per influenzare Lu de Qi e Jin portano a uno stato di continuo confronto che trasforma gli accordi raggiunti nei consigli in parole al vento. Proprio lo scontro tra Jin e Chu segnerà la storia del VI secolo in Cina, interrotta solo dalla conferenza di pace indetta da Song nell’anno 546 a. C.

Le grandi rivalità sempre finiscono in sofferenza per i piccoli stati, nella nominata conferenza di pace si cercherà di dare un equilibrio politico all’epoca. Gli otto piccoli stati di Song, Lu, Zheng, Wei, Cao, Xu, Chen e Cai pagheranno tributi ai Chu e Jin, mentre i più potenti stati di Qi e Qin, tradizionali nemici di Chue Jin, si trasformeranno in alleati di quest’ultimi rispettivamente.

La pace esterna rivela solo le contraddizioni interne. In ciascuno degli stati, le famiglie nobili e i militari prendono il potere a spese dei duchi di un tempo, raggiungendo in alcuni casi, come a Jin, la disintegrazione che vedremo in seguito. Non è solo una lotta per il potere, è la fine della concezione di un mondo, in cui il potere politico esercitato dal re e dai nobili, dall’opera divina del Mandato del Cielo, risponde a potenti famiglie. Il rituale che aveva riempito le relazioni politiche degli anni precedenti si svuota. Sebbene molte delle sue forme esterne rimangano, la corsa al potere sembra aperta a tutti.

Le eccedenze di produzione, lo sviluppo dell’agricoltura e la prosperità raggiunta dalle entità politiche portano ad un aumento degli scambi commerciali, sia all’interno che tra i ducati e le contee. I mercanti diventano una classe potente, la cui influenza sta diventando evidente nella società. Vengono fondate numerose città: sono i centri in cui si svolgono gli scambi commerciali, dove si incontrano gli artigiani e si danno i primi servizi. Il commercio e gli scambi culturali continui rendono questo un momento di efficace fusione tra i popoli per formare la futura Cina, perché all’inizio di questi anni, nella maggior parte dei ducati, popoli di diverse etnie, culture e lingue che vivevano insieme, si fondono gradualmente.


Splendore del regno di Wu

Nel VI secolo, il regno di Wu, stabilitosi vicino a Suzhou, entrГІ nella scena politica cinese per mano di Jin, che dal 584 a. C. considerГІ il re di Wu, che era giГ  stato in grado di sottomettere e unificare il piccolo tribГ№ della zona, un prezioso alleato situato nelle retroguardie del loro nemico tradizionale Chu. Gli istruttori militari di Jin insegnano ai soldati di Wu come usare carri, archi e frecce. Wu, fondata secondo la leggenda da uno zio del re Wen di Zhou che si era esiliato nelle giungle meridionali per non creare conflitti ereditari, partecipГІ per quasi cento anni alla vita politica della Cina centrale.

In Wu si parlava una lingua diversa dal cinese e dal Chu. Numerose città selvagge vivevano ancora nelle loro terre. La sua capitale, nell’attuale città di Suzhou, circondata da un muro di otto chilometri, era una delle città magnifiche dell’epoca. Nel 506 a. C., sotto il re He Lu, un esercito guidato da Sun Wu, autore della famosa Arte della Guerra, sconfisse ripetutamente i Chu, conquistandone la capitale. Sarà sconfitto nel Chu con l’arrivo del suo alleato Qin. Tuttavia, Wu manterrà le sue aspirazioni a controllare i regni Qi e Lu nell’attuale provincia dello Shandong. Per il trasporto delle sue truppe, costruì uno dei primi canali della storia cinese, che comunicò il bacino del fiume Yangtze con il bacino del fiume Huai.

Il suo splendore durò pochi anni, i Chu gli restituiscono la giocata. Conquistano il regno degli Yue, nominalmente un vassallo di Wu, nella regione Shaoxing di Zhejiang contro i re di Wu, spostando la guerra nelle retroguardie. Wu è riuscito a sconfiggere Yue nel suo primo attacco nell’anno 484 a.C., ma finirà per scomparire come entità politica dopo un secondo e definitivo attacco nell’anno 473 a.C. Ci sono autori che sostengono che alcuni principi di Wu fuggirono via mare in Giappone, introducendo qui per la prima volta la cultura cinese.

Gli stessi Yue, che affermavano di essere imparentati con Yu il Grande, il fondatore della dinastia Xia, che secondo la leggenda erano andati a morire sulla loro terra, erano solo una piccola parte di una famiglia di popoli che abitava la regione costiera della Cina fino a Canton (attualmente noto con il soprannome di Yue) e Vietnam (chiamato in cinese Yue del Sud). Gli Yue riuscirono a estendere il loro dominio attraverso la regione costiera a nord delle loro terre d’origine, senza ottenere alcuna significativa incursione nell’entroterra. Dopo il loro breve splendore politico furono sconfitti e le tribù tornarono alla loro vita indipendente regioni originali. Più tardi saranno conosciuti come Baiyue (i Cento Yue).


Le guerre delle Primavere e Autunni

Le continue guerre di questo periodo sono regolate da codici cavallereschi che a volte si trasformano in combattimenti quasi rituali, durante i quali la vittoria ГЁ importante quanto raggiungerla attraverso un comportamento onorevole. Generalmente non si lesionava un duca giГ  ferito, nessun attacco veniva fatto quando uno stato era in lutto per il suo principe, nГ© si approfittavano disordini interni per lanciare attacchi.

Il carro era il principale mezzo di guerra. Ogni carro armato era servito da tre uomini e da altri 72 di fanteria. Gli eserciti di questo tempo non erano troppo grandi nГ© rimanevano in campagna a lungo. Si stima che i piГ№ grandi eserciti abbiano contato 1.000 carri armati o 75.000 persone sul campo di battaglia.

Durante questi anni cominciò ad essere utilizzato il ferro. Primo tra tutti lo stato di Qi, dove il suo commercio divenne la prima causa di prosperità. Si utilizzò all’inizio per fondere le armi, poi la sua abbondanza consentì l’utilizzo in attrezzi agricoli, il che porta all’uso di animali da tiro per sgombrare il terreno e, di conseguenza, aumentare la produzione. Contemporaneamente, i contadini schiavi vengono sostituiti da agricoltori indipendenti, con la famiglia come unità di lavoro. Le prime tasse sui contadini furono introdotte nello stato di Lu nell’anno 594 a.C., pagavano al duca il 10% della resa fondiaria. Presto imitati anche dagli altri stati.

Gli schiavi aristocratici di un tempo si stanno trasformando in proprietari terrieri, la cui classe ГЁ affiancata da soldati che ricevono grandi appezzamenti di terra come ricompensa per i loro meriti, contadini in grado di accumulare terra e commercianti arricchiti con il traffico di bestiame, cereali, cavalli, seta, sale, ferro o gemme.


Costruzione delle muraglie

Fin dalle prime confederazioni di villaggio, i leader cinesi stanno sfruttando in modo massiccio il lavoro per ottenere miglioramenti nella canalizzazione, nell’irrigazione e nel controllo delle inondazioni, che generalmente si riflettono quasi immediatamente con l’aumento della produzione agricola. Le prime città emergono come centri di potere da cui la classe militare protegge e controlla i suoi contadini, e dove i tesori dei proprietari terrieri, e le eccedenze agricole del popolo vengono custodite dalle muraglie attorno all’urbe. Quasi tutte le città di questo tempo sono circondate da un muro, generalmente costruito aggiungendo strati di terra pressata. Sempre si è considerato che le muraglie abbiano avuto un ruolo prettamente difensivo, oggi questa teoria è indiscussa. In molte occasioni la costruzione delle mura segue l’istituzione di nuove colonie nelle terre recentemente conquistate dei popoli del nord. Ciò che li rende un elemento di difesa delle colonie stabilite nelle terre conquistate. La notizia delle prime costruzioni di muri tra stati risale al VII secolo per contenere i barbari del nord. Da qui in poi le costruzioni delle muraglie si moltiplicano su tutto il territorio, sia per difendersi dall’esterno che per mantenere i confini con gli altri stati cinesi. Le fortificazioni fioriscono nell’epoca dei Regni Combattenti. Così che Qin costruisce una muraglia nel IV secolo dopo la conquista del territorio Gansu per proteggerlo dalle tribù alleate con i Wei. Ai Wei gli corrisponde nel 353 a.C. una gran curva sul fiume Giallo; Zhao costruisce poco dopo (333 a.C.) nella frontiera di Shanxi per difendersi dagli Qwei e un’altra ad est (291 a. C.) per proteggersi da Yan; Qi nel frattempo aveva costruito una muraglia di più di 500 km nel V secolo per proteggersi dagli Chu, che a sua volta costruirono una muraglia a nord ovest di Hubei per proteggersi dagli stati centrali.

Le relazioni tra i popoli erano comunque abbastanza strette, tra nomadi e cinesi. La presenza dei nomadi è una costante in questo periodo, a volte come nemici e a volte come alleati, sviluppano diversi ruoli nella società e nei regni di frontiera. Tanto Qin come Jin sono in parte popolati da questi nomadi, gradualmente assorbiti, generalmente in forma pacifica. Tuttavia, conosciamo a malapena l’identità delle persone che vivevano su quei confini, poiché la maggior parte delle cronache cinesi assegna loro un nome generico. Neanche gli storici occidentali specificano molto; secondo loro, da est a ovest si può contare sulla presenza di coreani, tunghi, turchi-mongoli, turchi-tibetani e tibetani.

Mentre i cinesi si proteggevano con i muri dai barbari esterni, lentamente assimilavano le popolazioni dei barbari interni, integrandole efficacemente sull’onda del mondo cinese.


La vita quotidiana nelle Primavere e Autunni

L’unità sociale era la famiglia allargata, che viveva insieme nel villaggio, circondato da una recinzione. Composto da un numero variabile di case monolocali, con un buco al centro del tetto per far fuoriuscire il fumo dal focolaio, una porta a est e una piccola finestra a ovest. Ogni casa aveva un piccolo recinto in cui venivano piantati alberi di gelso. Le coltivazioni erano nelle parti inferiori, in esse a volte c’erano altre semplici costruzioni dalle quali gli uomini vigilavano sulle loro colture. Durante i mesi di attività agricola, gli uomini vi si trasferiscono e le donne gli portano i viveri. Dopo il raccolto, gli uomini tornano al villaggio per riposare. Il momento più intenso per le donne era la dedicazione alla tessitura degli abiti. In questo modo, l’alternanza delle stagioni segna la rotazione dell’attività delle persone e il ritmo produttivo di entrambi i sessi.

“Tutte le donne sono chiamate madri, di cui la più importante non è quella che dà la vita, ma la più anziana”. Il villaggio è rappresentato dal membro più anziano della generazione più anziana, considerato un padre, che da nome alla famiglia e al villaggio. Per la maggior parte dell’anno, le persone hanno rapporti solo all’interno della loro famiglia, ma dato il divieto di matrimonio tra i membri della stessa, la metà dei giovani lascia il proprio villaggio per sposarsi in un villaggio vicino. All’inizio, poiché la donna possiede la casa, furono gli uomini che andarono nei villaggi vicini, dove non avevano alcun diritto, poi con il consolidamento del patriarcato tra i cinesi, sono le giovani donne che se ne vanno ai villaggi vicini, creando uno scambio di coppie tra le famiglie.

Le relazioni tra i villaggi sono cementate nelle orge che si celebrano in quei momenti di festa, sono grandi feste sessuali in cui si svolgono gli scambi matrimoniali. Sono i momenti che spezzano la monotonia della vita quotidiana e che stimolano fortemente la capacità creativa degli individui. Per incoraggiare gli abitanti del villaggio a incontrare estranei di altri villaggi, il luogo di incontro è stato reso sacro. Dopo una prima unione durante la primavera, il matrimonio si celebrerà in l’autunno. (Granet)

La religione che prevale ГЁ il culto agli antenati. Mentre il popolo continua a venerare le forze della natura, da cui dipendono i loro raccolti e la propria sopravvivenza; le classi nobili mantengono un culto agli antenati, il cui piГ№ alto esponente ГЁ il Re.

Lo sviluppo economico in questo periodo ГЁ enorme. Il commercio tra Stati crea maggiore integrazione che lo stabilitosi con trattati ed alleanze. Tra la nobiltГ  aristocratica e una massa di servi sempre ai margini della sopravvivenza, emerge la classe degli artigiani, mercanti, funzionari e intellettuali.

In questo stato quasi perpetuo di guerra, con una situazione caotica nella società, solo gli avvocati, che rimangono nei tribunali dei vari signori, come consiglieri, amministratori e funzionari, cercano di correggere i difetti della società. Le cronache del tempo, in particolare i Commentari di Zou sul libro di Primavera e Autunno, ci presentano un numero significativo di filosofi che postulano diversi modi di rigenerare la società. Di alcuni, come Zichan o Yenzi, sono rimangono menzionate le opere in trattati filosofici successivi. Altri, come Lao Zi e Confucio, trasformeranno per sempre la vita cinese, lasciando un’enorme impronta nel pensiero delle generazioni future.


Lao Zi

Nativo del regno di Chu, si dice che abbia lavorato nella Biblioteca Imperiale di Luoyang. Probabilmente fu la conoscenza storica che lo portò a formulare la sua filosofia, in cui sostiene di prendere la semplicità come principio guida della vita. Senza accogliere troppi desideri, l’uomo deve adattarsi alle leggi della natura. Per Lao Zi il miglior governo è quello che non svolge alcuna attività, in cui il saggio governa la non azione. Le sue teorie sono incarnate in Taoteking (Daodejing), un libro scritto, secondo le leggende, quando alla fine della sua esistenza, stanco della vita nella Cina civile, viaggiò su un bue a ovest. Alla frontiera fu riconosciuto da una guardia, che gli chiese di mettere per iscritto i suoi insegnamenti. Il Taoteking o Libro della Via e della Virtù è una breve raccolta di aforismi, in qualche modo esoterici, in cui sono incarnati i principi base del suo pensiero. Inquadrando la filosofia di Lao Zi nei tempi difficili in cui si manifesta, comprendiamo il desiderio del popolo di stare fuori da quelle ambizioni politiche dei sovrani che portano solo sofferenza alla popolazione. Rifiutando la vanità, la ricchezza e il potere, esorta a seguire le leggi della natura per raggiungere la pienezza dell’esistenza. In questo modo la persona agisce all’interno della non-azione, vale a dire lasciando che le cose seguano il loro corso. Lao Zi sostiene il ritorno a una vita semplice, pura, calma e pacifica, a un’infanzia primitiva lontana dalla vanità e dalle preoccupazioni del momento.


Confucio

Confucio iniziò la carriera pubblica come consigliere del re di Lu, il suo stato nativo, ma di fronte alla scarsa attenzione del re ai suoi consigli, si trasferì nel vicino stato di Wei, dove continuò ad elargire i suoi insegnamenti. Altri consiglieri svolgono compiti simili in altri principati e con altri reggenti, ma solo lui, diventa insegnante, un maestro.

Confucio voleva porre fine al disordine della società tornando allo stato delle relazioni primitive che si sono viste all’inizio della dinastia Zhou, una serie di relazioni idealizzate da lui stesso nella reinterpretazione dei libri di storia.

Secondo lui, nei tempi antichi un gran popolo viveva in pace e armonia grazie al rispetto dei riti e delle norme sociali e all’accettazione da parte di ciascuna delle classi sociali del loro ruolo statico ed immutabile. Qui, il potere del sovrano proveniva dalla sua stessa virtù, ed il suo governo una prolungazione della stessa. Sebbene Confucio proponga alcuni concetti rivoluzionari per l’epoca come l’uguaglianza tra gli uomini e la promozione dei più qualificati per le posizioni di funzionari ed amministrative; la sua teoria è idealizzata e tutto sommato conservatrice. L’importanza che Confucio attribuisce ai rapporti tra sovrano e soggetto, il padre e il figlio, il marito e la moglie, in cui il secondo deve essere sempre subordinato al primo, costituisce uno dei pilastri fondamentali della cultura cinese che perdureranno fin oltre la dinastia Han. In vita Confucio non sarà altro che un saggio illustre che assiste ai potenti dello stato. Sarà posteriormente, con al dinastia Han, che si eleverà la figura e la filosofia confuciana al massimo riconoscimento e studio per il buon governo di uno stato con a capo un imperatore. Quando si ritira dalla politica assume un nuovo ruolo, quello dell’educatore. Si dice che lo seguirono più di 3000 alunni, dei quali 72 erano discepoli più stretti. Questo nuovo ruolo di maestro lo trasformerà in �santo’ dei letterati, arrivando posteriormente ad una preminenza spirituale senza uguali nella società cinese.


Regni Combattenti

Sebbene la divisione di questo periodo in due epoche diverse possa essere in qualche modo arbitraria, poichГ© la vita politica della Cina ГЁ governata durante entrambi dagli stessi attori, un imperatore con un ruolo rituale sempre meno importante, e i quattro stati citati e i loro eredi in costante lotta per il potere; le trasformazioni sociali iniziate negli anni precedenti hanno configurato una societГ  completamente diversa durante i Regni Combattenti.

Come abbiamo detto, in questo periodo i re Zhou continuano a mantenere il loro mandato nominale da Luoyang, ma tra gli stati egemonici si intensificano i conflitti per il potere, che culmineranno nell’unificazione della Cina sotto i Qin nell’anno 221 a. C.

Il primo fenomeno che caratterizza questi anni è il disprezzo per le cerimonie e i riti in generale, che in qualche modo aveva governato le relazioni tra gli stati sin dalla fondazione della dinastia Zhou. Questo si manifesta in vari modi. Da un lato, il re Zhou sta perdendo importanza religiosa e rituale fino a quando non diventa una figura meramente decorativa. D’altra parte, i duchi degli stati più potenti vedono la loro autorità messa in discussione dalle nobili famiglie che sono gradualmente salite al potere nella sua ombra; alcuni perderanno la corona per i nuovi sovrani che presto oseranno usare apertamente il titolo di re (wang), finora riservato al re degli Zhou, usato nelle pagine precedenti solo per facilitare la comprensione delle complesse relazioni tra gli stati.

Lo stato di Jin è probabilmente quello che per primo e più tempo soffre delle lotte di potere tra le famiglie nobili. La tregua concordata nel VI secolo con il suo principale nemico, lo stato Chu, è stata creata appositamente perché si possano ristabilire gli equilibri interni, già alterati da queste diatribe. La concentrazione del potere nelle mani di tre grandi famiglie fa sì che dai primi anni del V secolo il duca di Jin sia solo una figura simbolica. Il territorio di Jin è effettivamente diviso in tre regni, Wei, Han e Zhao, il cui territorio corrisponde approssimativamente alle province di Shanxi, Henan e Hebei, rispettivamente. Tuttavia, questa divisione non sarà formalizzata fino al 403 a.C.

Anche nello stato di Qi assistiamo a lotte di potere tra le famiglie nobili. In effetti, per la maggior parte del VI e del V secolo, è la famiglia Tian che domina il panorama politico, manipolando i duchi di Qi a loro piacimento. Nel 391 a. C. la famiglia Tian prese apertamente il potere. Nel 378 a.C. furono chiamati re e la sua capitale divenne una delle città più vivaci della Cina. Da quell’anno, anche i capi degli altri stati prenderanno il titolo di re. Né il Qin né gli stati Shu sperimentano disturbi drammatici. Però, continuano la loro espansione territoriale verso le regioni della popolazione non cinese, rispettivamente a ovest e a sud. Questi regni insieme a quello di Yan, che ha continuato a crescere a spese della popolazione coreana e manchu a nord di Pechino, si sono spartiti il potere dal V secolo in poi. I piccoli stati centrali, governati dai discendenti della famiglia imperiale, Song, Wei, Lu, Zheng, scompaiono uno dopo l’altro, inglobati dai più potenti, lasciando così solo sette stati sul tabellone. Così vediamo che nell’anno 375 a. C. Han distrugge lo stato di Zheng. Gli Yue furono sconfitti e annessi da Chu nel 344 a.C., che ingloba anche Lu nel 249 a. C., mentre Qi aveva conquistato Song nel 286 a. C. Infine, nel 256 a. C., i Qin distrussero l’ultimo imperatore marionetta degli Zhou.


Il regno di Zhongshan

Gli ultimi barbari all’interno del confine cinese finiranno per fondersi con la grande corrente del mondo cinese. I popoli che erano rimasti ai margini per vivere nelle foreste, montagne e paludi, o che si erano rifiutati di integrarsi nel mondo rituale e culturale cinese, furono conquistati e assorbiti. Uno dei casi più interessanti è il regno di Zhongshan, nella provincia di Hebei, a sud dell’attuale Pechino. Fondato nel 414 a. C. dal re Wu dalla minoranza nomade chiamata Di e situata a nord del paese, riflette i tentativi di un popolo nomade di adattarsi ai tempi che cambiano. Fu distrutto nel 409 a. C. da un attacco dei Wei. Sarà ripristinato pochi anni dopo da una nuova dinastia reale, raggiungendo un certo sviluppo, specialmente nel campo della metallurgia, come dimostrano i ricchi tesori trovati nelle loro tombe reali, prima di scomparire per sempre di fronte a un attacco congiunto di Zhao, Yan e Qi. Quello che rimarrà delle sue popolazioni è che li caratterizzerà, è una certa specializzazione nelle arti. Non è insolito infatti, che in questo gran assoggettare di popolazioni, sia violentemente che per influsso culturale, ognuna di queste lasci un piccolo segno nella cultura cinese; e spesso si tratta di alcuna peculiarità in qualche arte. Questi secoli rappresentano un gran sviluppo economico sociale e commerciale, così come tecnologico, scientifico e filosofico. Il miglioramento dell’irrigazione e delle tecniche agricole con l’uso di strumenti di ferro, aratri, fertilizzanti e l’aumento della tecnica di rotazione della terra porta a una produzione più elevata. L’aumento della ricchezza nelle campagne porta allo sviluppo del commercio e della popolazione delle città, che diventano centri artigianali, industriali e commerciali. Tra questi, il commercio è in aumento. Per facilitarne lo sviluppo, le strade vengono migliorate e compaiono le prime monete. Vengono eseguiti grandi lavori di irrigazione, il che aumenta la potenza dei re, in grado di organizzare questi lavori di costruzione e colonizzare le nuove terre con i loro sudditi. Anche le guerre subiscono una radicale trasformazione. Non sono più battaglie tra cavaglieri, che durano un tempo limitato e con poche vittime, ma bensì guerre totali ove tutti partecipano e gli eserciti sono ben finanziati dalle nuove ricchezze dei governanti; capaci di rimanere in battaglia per tempi prolungati. Non è casuale che in questo periodo si delinei la figura dello stratega, un’intellettuale specializzato nelle strategie di guerra. Nel V secolo il carro da guerra viene sostituito dalla cavalleria, a imitazione dei turchi, che agevolano gli spostamenti. Insieme alla cavalleria c’è l’infanteria che usa armi di ferro e balestre. La guerra totale porta ad un aumento del potere dello stato, che impone tasse ai contadini e, quando sono necessari, vengono arruolati e mandati in guerra; provoca anche una caduta della classe aristocratica che sempre più sovente viene sostituita dai letterati che governano nel nome dello stato. Di fatto la presenza della figura del re ha particolare importanza per i letterati, gli stateghi e i filosofi. Sorgono infatti numerose scuole di filosofia che sono in competizione tra di loro per dimostrare i loro fondamenti nella società. Si chiameranno le Cento Scuole: qualcuna si decanta per problemi logici, altre prendono campo nella dialettica ed ontologia. Le più conosciute sono, senza dubbio, quelle che si interessarono per i problemi politici.


Il Moismo, la scuola del maestro Mozi

Si chiamano moisti i discepoli e seguaci di Mozi, la qual politica si può brevemente descrivere come la politica dell’amore universale. In generale, credono nella bontà naturale dell’uomo e nella necessità di trattare al prossimo come desideriamo essere trattati. Il governo deve concentrarsi nell’agire in positivo verso il popolo, da qui un progressivo aumento di ricchezza per tutti. Ovviamente il peggior danno alla società sono le azioni di guerra. I moisti sono convinti pacifisti, che spesso si trasformano in esperti strateghi della difesa nella speranza di far abbandonare al nemico i loro piani di battaglia. Attaccano l’ostento dei nobili, la frivolezza e le grandi cerimonie dove vengono dilapidate le ricchezze pubbliche. Applicando il concetto di utilità per seguire i mandati del cielo, finiranno per fondare una religione del paradiso, fuori dallo stato, con i suoi monaci e i suoi riti. Religione che scomparirà con l’unificazione degli Han e che forse costituisce la base ecclesiastica del taoismo religioso, che fu fondata in quel momento.


La scuola dei Legalisti

Shang Yang e Han Fei sono filosofi che appartengono alla scuola legalista. Negano le teorie di Confucio, specialmente l’idealizzazione che fa delle leggende del passato. I tempi attuali sono meglio del passato. Sostengono che l’uomo è un lupo tra gli uomini. Solo dove hai timore al castigo non si osa violare le leggi. Per questo motivo propongono una legge rigorosa ed uguale per tutti, con la quale pretendono porre a termine i privilegi dei nobili ed animare il popolo al comportamento corretto. Il suo obiettivo finale è raggiungere la grandezza dello stato da cui arriva il benessere del popolo, anche se le stesse popolazioni debbano sacrificarsi nel processo. Gli uomini saggi non sono necessari per gestire il paese, le leggi sagge sono sufficienti, perché in essi tutti i rapporti sono perfettamente definiti con l’oggettività che non consente interpretazioni personali.

Entrambi i filosofi erano al servizio di Qin, entrambi aiutarono a realizzare la trasformazione che finirà per dare a Qin il dominio della Cina. Se Shang Yang ha una visione pratica della politica che gli consente di realizzare una piccola rivoluzione che pone fine ai privilegi dell’aristocrazia, facendo dei contadini la base dello stato; Han Fei, nel suo libro Hanfeizi, sviluppa le basi teoriche di questa scuola filosofica come nessun altro.


La scuola confuciana

Mencio è uno dei suoi massimi esponenti, cerca di dare una visione pratica agli insegnamenti di Confucio. Secondo lui, il sovrano con il suo esempio e la sua saggezza, sarà in grado di far avanzare il suo popolo. Il punto centrale dei suoi insegnamenti è la benevolenza. L’azione dello stato non dovrebbe essere diretta ad aumentare il proprio potere o quello del re, ma a generare un maggiore benessere per il popolo. A questo proposito, giustifica la dittatura a beneficio del popolo, ma giustifica anche il regicidio quando il sovrano ingiusto non ascolta gli avvertimenti dei suoi ministri. La società è chiaramente divisa tra coloro che governano e quelli che sono governati. Uno dei filosofi confuciani meno conosciuti in Occidente è Xunzi, sebbene le sue teorie siano molto interessanti. In alcuni punti, segue le dottrine di Confucio, ma va oltre e solleva già il concetto di “contratto sociale”, poiché secondo lui la società emerge come il prodotto di un patto tra uomini, che accettano di appartenerle nella posizione che corrisponde per i benefici derivati dalla sua vita nella società.

In questo modo, giustifica le classi sociali, nonché l’esistenza di riti e leggi intese a regolare la vita nella società.

Zhuangzi da parte sua è il più grande esponente della scuola taoista e uno dei migliori scrittori della storia cinese. Proprio come Lao Zi in precedenza, propone una deviazione dalla politica e un approccio alla natura. La realtà è completamente soggettiva e l’uomo deve allontanarsi dai fantasmi del potere per tornare alla vita semplice secondo le leggi della natura. Il suo linguaggio, pieno di metafore, crea un’opera magnifica, attraverso la quale mostra al lettore la realtà che si trova oltre le parole. Le diverse teorie politiche ed economiche segnano le tappe di un nuovo sviluppo economico, amministrativo e sociale. Alla ricerca del modo per ottenere l’integrazione più adatta dei propri soggetti sotto la propria bandiera e il proprio controllo, ogni stato avvia diverse riforme. Nello stato di Jin, vengono create le amministrazioni militari che, dipendendo direttamente dal re, rafforzano il loro potere a danno dei nobili. Quasi contemporaneamente, nel regno di Chu viene lanciata un’amministrazione civile fondata per la prima volta su una divisione amministrativa ai margini dei nobili. Anni dopo, Qin unirà entrambi i sistemi e, aggiungendo un elemento di controllo, raggiungerà l'amministrazione più efficace. I regni di Qin e Chu, i più barbari e grandi, con più terra da conquistare e allo stesso tempo meno legati alla tradizione, progrediscono in questa Cina che brulica di idee. La loro rivalità segnerà presto la storia di quest’epoca. Chu continua ad estendere il suo confine a sud, entrando in contatto con popoli di diverse culture. Qin, nel frattempo, si dirige ad ovest. Tra loro ci sono i due regni che esistevano nell’attuale provincia del Sichuan: il Ba e lo Shu.


Sichuan entra nella storia: i regni di Shu e Ba

Il regno di Shu e quello di Ba erano due regni rivali che dominavano l’area centrale dell’attuale provincia del Sichuan, con le loro capitali rispettivamente nei pressi di Chengdu e Chongqing. Sia lo Shu che il Ba e lo Yi, più a sud, consideravano la tigre, invece del drago, come il loro animale totemico. Sebbene Ba e Shu presentassero numerose caratteristiche comuni, mantennero una inimicizia continua. Lo Yi, sicuramente, ebbe origine da un ramo dello Shu emigrato a sud nel IV secolo a.C., erano anche in guerra perpetua contro il Ba. Incisi nei suoi bronzi ritroviamo ricordi di battaglie, prigionieri ridotti in schiavitù e altri decapitati. Mentre lo Shu e il Ba caddero sotto il dominio di Qin, lo Yi, in una regione montuosa a bassa produzione agricola, più a sud, evitò la conquista e, di fatto, mantenne la propria indipendenza nelle loro aspre montagne fino alla metà del XX secolo. Il regno di Shu, che occupava il territorio vicino alla città di Chengdu, è probabilmente l’erede della misteriosa civiltà di Sanxingdui, che si concluse nel 900. Alcuni autori sostengono che il regno di Shu avesse già mantenuto rapporti con il centro della Cina fin dai tempi antichi, poiché il loro nome è menzionato nelle ossa degli indovini della dinastia Shang, così come nella coalizione di popoli che portarono il re Wu a stabilire la dinastia Zhou. Altri pensano che troppo lontano dalla Cina centrale, un altro regno con lo stesso nome potrebbe essere esistito nelle regioni centrali. È chiaro che sia il Ba che lo Shu mantennero una certa relazione con il Chu, che nella loro espansione attraverso il sud aveva raggiunto i loro confini.

Il regno di Ba si formò intorno all’anno 1000. Dalla sua capitale a Chongqing si estese attraverso il bacino dello Yangtze, avendo acquisito una certa padronanza delle opere in bronzo. Sviluppò la navigazione fluviale. Nei loro rituali funebri posizionavano i defunti sulle scogliere o li lasciavano nelle barche sul fiume. Le relazioni mantenute con il regno dei Chu risalgono a diversi secoli prima, quando si registrarono numerosi scontri bellici tra i due. La pace era stata finalmente raggiunta attraverso alleanze matrimoniali e con l’aiuto dello stato Chu, venuto in loro aiuto in diverse occasioni. Sia Ba che Shu finirono per diventare un campo di battaglia tra Chu e Qin, che videro nella loro conquista l’opportunità di respingere il nemico. Alla fine, estinti da questi ultimi, alcuni dei loro costumi si riflettono ancora nelle minoranze etniche nell’area.


Il regno di Yelang

Un pó più a sud del territorio del Ba c’erano una serie di città con meno sviluppo politico. Si erano organizzate intorno a dieci confederazioni tribali, di cui la più potente era Yelang, che occupava l’attuale provincia di Guizhou. Questa alleanza di tribù, stabilita nel VII secolo a.C., condivideva alcune caratteristiche culturali con il Ba. Avevano raggiunto un grande sviluppo nella metallurgia del bronzo. Seppellirono i loro morti con la testa in un vaso di bronzo. Vivendo in terre montuose di minor valore strategico, più distanti e poco produttive, sfuggendo così agli attacchi del Qin. Saranno però vittime degli attacchi dei Chu, che inviano spedizioni nel sud-ovest della Cina per evitare di essere circondati dai Qin. Gli Yelang, tuttavia, non saranno sconfitti e continueranno a possedere la loro terra fino all’anno 26 d.C., quando gli eserciti Han imporranno il loro dominio. I suoi discendenti formeranno successivamente varie minoranze nella Cina meridionale.




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